Questa volta l’imperativo è chiaro: collaborare con la Sezione di controllo regionale della Corte dei Conti. Ed evitare così di sollevare altra polvere sull’operato della Regione Emilia Romagna. Ha calato su viale Aldo Moro 50 un palpabile velo d’imbarazzo la delibera 94 del 2 aprile scorso, attraverso cui i magistrati contabili informavano il consiglio regionale di aver riscontrato “irregolarità e carenze” nella documentazione relativa alle spese effettuate nell’anno 2013. Spese pagate dai consiglieri con i soldi dei contribuenti. Con un’indagine per peculato della Procura di Bologna che pende sul capo della giunta Errani come una spada di Damocle, e 9 capigruppo iscritti nel registro degli indagati, infatti, la richiesta inoltrata dalla Sezione ai partiti eletti in Assemblea legislativa di dimostrare la regolarità delle fatture messe a rimborso da ciascun politico, è arrivata come una vera doccia fredda. Tanto che la linea scelta, questa volta, è quella della collaborazione. Nulla a che vedere, quindi, con la politica adottata dal consiglio pochi mesi fa, quando davanti a una contestazione simile, ma relativa alle spese effettuate dagli eletti nel 2012, il presidente della Regione Vasco Errani parlò di “un’oggettiva disapplicazione della legge regionale”, tanto da sollevare un conflitto di attribuzione contro la Sezione di controllo regionale davanti alla Corte Costituzionale. Allora Errani ottenne il via libera ad archiviare i rendiconti giudicati “irregolari e carenti” dai magistrati contabili dell’Emilia Romagna, ma quegli scontrini finirono comunque nelle mani della Procura.

In una nota congiunta, invece, tutti i capigruppo dei partiti eletti in viale Aldo Moro 50 si sono impegnati ad assicurare alla magistratura contabile “la piena disponibilità a collaborare”, accettando di inviare i giustificativi necessari a dimostrare che i soldi spesi negli ultimi 12 mesi, soldi pubblici, sono serviti a sovvenzionare o a supportare l’attività istituzionale, e non politica, di ciascun consigliere. “Riteniamo – precisano i presidenti dei gruppi assembleari – di aver rendicontato le spese seguendo le norme in vigore, operazioni, inoltre, passate al vaglio del Collegio dei revisori dei conti della Regione”. Tuttavia, assicurano i nove capigruppo dei partiti eletti in Regione, “predisporremo quanto richiesto, confermando la nostra piena disponibilità a collaborare con chi è chiamato a svolgere i controlli”.

Tra le voci di spesa maggiormente contestate ai consiglieri regionali rientrano i costi per il personale e quelli per le consulenze. Al Partito Democratico, per il 2013, erano stati assegnati 825.310 euro, al Pdl, oggi Forza Italia, 405.526 euro, 150.948 alla Lega Nord, 109.018 all’Idv, 221.482 euro alla Federazione della Sinistra, 191.956 euro a Sel, 90.498 al Movimento 5 Stelle, 135.680 all’Udc e 126.177 al Gruppo Misto. In totale, 2,2 milioni di euro circa. Ma gli scontrini da giustificare variano da gruppo a gruppo, e sono elencati in undici liste, recapitate a tutti i partiti di viale Aldo Moro, senza alcuna eccezione: si va dagli acquisti di cancelleria ai biglietti d’auguri, dai rimborsi per le trasferte alle spese che rientrano sotto la voce “funzionamento del gruppo assembleare”, per le quali, sempre nel 2013, la Regione assegnò ai consiglieri 468.000 euro circa. Al Pd, che conta 24 consiglieri, vennero attribuiti 208.275 euro, al Pdl, 11 consiglieri, 93.099 euro, alla Lega, 4 consiglieri, 39.712, all’Idv, 2 consiglieri, 24.301, 22.865 sia alla Federazione della Sinistra, sia a Sel, entrambi con 2 consiglieri, 17.270 al Movimento 5 Stelle, 1 solo eletto, 14.428 euro all’Udc, 1 eletto, e 26.180 euro al Gruppo Misto, 3 consiglieri.

La normativa concede ai singoli gruppi assembleari 30 giorni di tempo per dimostrare, via giustificativi, la riconducibilità delle spese contestate all’attività istituzionale, conditio sine qua non per l’utilizzo dei fondi assegnati agli eletti in Assemblea legislativa, dopo di che sarà la Sezione a esprimersi sulla regolarità o meno dei rendiconti. E se c’è chi, tra i 9 partiti chiamati in causa dalla delibera della magistratura contabile, preferisce non commentare l’ennesimo grattacapo con cui la giunta Errani dovrà fare i conti, c’è anche chi, in viale Aldo Moro, si dice pronto a fornire tutti i documenti necessari, sicuro di aver agito secondo le regole. “Sono tranquillo – commenta Gian Guido Naldi, presidente di Sel – fornirò alla Corte dei Conti tutto il materiale che serve”, “il problema per chi lavora in buona fede è capire cosa chiede la Corte dei Conti – spiega a ilfattoquotidiano.it anche Andrea Defranceschi, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione – perché non sempre è facile dimostrare nello specifico l’apporto di un collaboratore. Nel mio caso le spese contestate sono relative al personale, ad un software per creare file pdf da pochi euro, a delle visure camerali che ho richiesto per verificare alcune segnalazioni provenienti dai cittadini, e ai buoni pasto riconosciuti ai dipendenti. Tutte cose perfettamente inerenti all’attività istituzionale che svolgo. Sono tranquillo, quindi, invierò alla Sezione altra documentazione entro i termini previsti. Del resto tutte le nostre spese sono pubblicate online”.

“Sono molto serena – conferma anche Liana Barbati, capogruppo dell’Idv – i miei collaboratori sono assunti con co.co.pro e avevamo già inviato alla Sezione sia il progetto per il quale è richiesto il loro apporto, sia i contratti, sia i curricula. Non avevamo pensato ad allegare materiale inerente alle loro attività in ufficio ma non c’è problema, provvederemo al più presto. Certo, se le disposizioni fossero più chiare si sarebbe evitato questo passaggio”.

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