In Italia, il lavoro è una missione (quasi) impossibile per i disabili. L’84% dei portatori di handicap in età lavorativa non ha un impiego e i disoccupati iscritti alle liste di collocamento obbligatorio sono 750 mila, secondo dati 2013 del ministero del Lavoro. Questa situazione ha portato la Commissione a valutare se aprire una nuova procedura di infrazione contro l’Italia, che ha già subito una bocciatura sul diritto al lavoro dei disabili nel luglio scorso.
Dalla prima petizione di Lorenzo Torto, 26enne disabile, alla Commissione europea, il 20 marzo 2013, infatti, sono successe molte cose. La Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per non aver imposto “a tutti i datori di lavoro l’adozione di provvedimenti efficaci e pratici, in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, a favore di tutti i disabili” come previsto dalla normativa comunitaria. Inoltre il governo Letta ha rifinanziato il fondo per l’occupazione dei portatori di handicap per 10 milioni di euro nel 2013 e 20 milioni nel 2014.
Ma secondo Torto “nella vita quotidiana di tante persone che soffrono non è cambiato niente” e anche la Commissione Europea ha chiesto chiarimenti all’esecutivo su come viene attuata la normativa. “La Commissione ha comunicato che è ancora in corso la procedura di osservazione del nostro Paese per verificare l’efficacia della legge 93/2013 nel garantire la piena inclusione dei disabili nel mondo del lavoro”, afferma la presidente della Commissione petizioni dell’Unione Europea, Erminia Mazzoni (Ppe). “Preso atto dell’immobilismo italiano denunciato da Lorenzo Torto, ho invitato il premier Matteo Renzi e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a dare seguito con urgenza alle disposizioni della Corte”, aggiunge l’europarlamentare.
Il governo ancora non ha assegnato la delega alla disabilità, ma il sottosegretario al Lavoro Franca Biondelli garantisce “la forte attenzione e la piena disponibilità” dell’esecutivo su queste tematiche. La legge italiana è “unanimemente riconosciuta tra le più avanzate nell’ambito della non discriminazione, ma è anche tra le maggiormente inapplicate”, osserva il sottosegretario.
E anche la recessione influisce in modo pesante perché le aziende in crisi possono sospendere gli obblighi di assunzione dei disabili previsti dalla legge 68/99. “In questo modo si calcola che circa il 25% dei posti previsti per i disabili rimane non assegnato, tanto nel settore pubblico quanto nel privato”, conclude Biondelli. E così il disagio aumenta, come registra la responsabile della politiche per la disabilità della Cgil, Nina Daita, che racconta: “ormai quasi quotidianamente mi arrivano lettere e telefonate di disabili disperati per la ricerca di lavoro, la solitudine e la paura per il futuro”.