L'architetto Carla Di Francesco a capo della direzione regionale dei beni culturali dell'Emilia Romagna ha dato il via libera a 18 interventi tutti relativi al restauro di immobili di pregio danneggiati dal terremoto del 2012. La vicenda era stata sollevata dal Movimento 5 Stelle che aveva presentato un esposto alla procura di Bologna
Lei si chiama Carla Di Francesco, è architetto, ed è a capo della Direzione regionale dei beni culturali dell’Emilia Romagna. Lui si chiama Giuliano Mezzadri, è ingegnere, nonché compagno da 30 anni della Di Francesco. In un anno e mezzo Mezzadri e il suo studio ferrarese hanno ottenuto proprio dalla Commissione progetti dei Beni culturali l’autorizzazione per 18 incarichi, tutti relativi al restauro di immobili di pregio danneggiati dal terremoto del 2012. Lavori su cui ora pesa il sospetto di “conflitto d’interessi” e di un presunto ingiusto favoritismo. E su cui la procura di Repubblica di Bologna è intenzionata a far luce: dopo aver aperto un fascicolo contro ignoti, ha infatti deciso di iscrivere Di Francesco nel registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio.
La vicenda era stata sollevata alcuni mesi fa dalla stampa locale e dal Movimento 5 stelle di Bologna, che aveva presentato un esposto a firma dei due consiglieri comunali, Massimo Bugani e Marco Piazza, e della senatrice Michela Montevecchi. Il fascicolo di indagine, aperto a Ferrara, è stato poi trasferito a Bologna per competenza e il magistrato titolare dell’inchiesta, la pm Rossella Poggioli, ha delegato accertamenti ai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale, che stanno acquisendo documentazione sui progetti.
Nel testo preparato dai 5 stelle la situazione è definita “opaca” e viene ipotizzato il reato di abuso d’ufficio, proprio in virtù della relazione sentimentale che lega la dirigente all’ingegnere. Viene elencata poi in dettaglio una serie di interventi affidati nel periodo che va da maggio 2012 a dicembre 2013 all’ingegnere Mezzadri, o a professionisti a lui riconducibili, dalla Direzione regionale dei beni culturali.
Si tratta in tutto di 18 opere architettoniche, relative al restauro e alla sistemazione di edifici e chiese crollati per le due scosse del maggio del 2012, per la quale la Direzione regionale ha dato il via libera. Sotto la lente compaiono sia immobili privati (più che altro condominii e fabbricati) sia edifici pubblici, quasi interamente compresi nell’area del ferrarese. Ci sono, ad esempio, la cattedrale di San Giorgio, il cimitero monumentale della Certosa, l’ex-palazzo Sacrati, palazzo Chiné e palazzo Balbo, tutti edifici di Ferrara. In mezzo anche i lavori di sistemazione della chiesa di San Maria del Carmine a Galliera, in provincia di Bologna. Per concludere con la segnalazione della lettera di affido a un architetto dello studio di Mezzadri, sottoscritta direttamente dalla Di Francesco, per interventi di recupero post-sisma del complesso monastico di san Giorgio martire, sempre nel capoluogo estense.
La Di Francesco, peraltro, nel 2013 aveva emesso un decreto per trasferire alla Soprintendente ai beni architettonici, Paola Grifoni (che però è in posizione subordinata a lei) i poteri relativi ai progetti in cui è coinvolto il compagno. Una mossa, fanno notare 5 stelle, arrivata però solo in seguito alla segnalazione del caso da parte della senatrice Montevecchi.