L’anno di nascita più fortunato di sempre è per gli inglesi, secondo uno studio recente, il 1948. Per i concepiti in quell’anno, e più in generale tra il 1947 e il 1950, i cosiddetti baby boomers, la vita – post-bellum, tra rock&roll e ideologie – è sempre stata lineare e progressiva: in una parola, “in crescita”.
Il discorso vale anche per i “quarantottini” italiani.
“Nel 1948 si svolgono le prime elezioni a suffragio universale. Il 1948 è poi l’anno in cui entra in vigore la Costituzione”. Non si può nascere in un anno così senza essere invasi da un’atmosfera di gioia nazionale. “Una generazione che ha alle spalle una rassicurante abitudine al «posto fisso». E’ la fascia anagrafica che in questi tempi di crisi ha meno da perdere, potendo contare su una pensione sicura”. Avere vent’anni, poi, nel bel mezzo del ‘68. “La generazione con la migliore colonna sonora di sempre, che ha fatto l’amore senza l’allarme dell’Aids e che ha sognato l’Afghanistan, al pari dell’India, come una terra promessa”. Nati al momento giusto. Giovani al momento giusto. “Vecchi” al momento giusto.
E quelli nati trent’anni dopo, nel 1978? Come se la passano i primogeniti o secondogeniti dei baby-boomers, i “giovani” d’oggi? Una generazione venuta alla luce nell’inferno-inverno della strategia della tensione, dopo il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro, nell’anno in cui veniva varato il quarto governo Andreotti, un monocolore Dc con appoggio esterno di Psi, Psdi, Pri e Pci, sigle oggi strambe, mentre la Cina proibiva la lettura delle opere di Aristotele, Shakespeare e Dickens; la Cbs mandava in onda il primo episodio di Dallas; su Rai 2 le prime puntate di Ufo Robot; Mina faceva la sua ultima apparizione pubblica; cadeva in “circostanze oscure” il Dc9 dell’Alitalia, nel cielo senza stelle di Ustica, e a Jonestown 911 seguaci del reverendo Jones e della sua setta Tempio del Popolo si immolavano in un suicidio di massa, ufficialmente per difendersi dall’invasione del male e dall’olocausto nucleare.
Intanto al cinema usciva “La signora ha fatto il pieno”, di tal Juan Bosch, con Aldo Maccione e Carmen Villani, trama: il proprietario di una casa farmaceutica, per ottenere l’ immissione sul mercato del suo nuovo farmaco, il “Fegatin”, foraggia sottobanco una prostituta affinché costringa il sottosegretario alla sanità a piegarsi alle sue volontà; ma quando ovviamente riesce a ottenere la firma del politico, il Nostro, lo statista all’italiana (fatto, come la sua amichetta, di carne e clientela), proprio sul più bello, muore… E inoltre si formavano a Pordenone i Tampax, la via italiana aliena ai Sex Pistols, artefici dell’inno per pochi iniziati “Ufo dictator”. E lo sapete chi lo conduceva tra gli altri, quell’anno, il Festival di Sanremo, talmente popolare, ai tempi, da non andare in diretta nemmeno su TeleInterno 11-Scala C International? Il giovane Beppe Grillo. Vinsero i Matia Bazar. Soltanto quarto Ciro Sebastianelli, con l’immortale hit “Il buio e tu”.
E nel 1998, giusto cinquant’anni dopo il 1948, quando i nati nel ’78 compivano vent’anni, nel periodo in cui entravano nel palcoscenico dell’esistenza i sedicenni multitasking d’oggi? Un aereo militare statunitense, partito dalla base di Aviano, volando a bassissima quota tranciava il cavo della funivia del Cermis. 20 morti. Le ambasciate americane in Tanzania e in Kenia venivano colpite da attacchi terroristici di gruppi legati a Osama Bin Laden: 224 morti. Prequel dell’11 settembre in terra straniera. Moriva, in Cambogia, Pol Pot. Non lo pianse e non lo rimpiangerà nessuno. Un epocale ribaltone provocava la caduta del governo Prodi e la nascita, senza passaggi elettorali, del governo D’Alema.
Venivano sanciti i tassi, inoppugnabili, di conversione con l’euro di undici valute europee. Si scioglievano in circostanze drammatiche i Milli Vanilli, aitante duo dance-pop e trompe-l’œildi presta-corpi che cantavano comodamente in playback, con voci altrui. A Sanremo stravinceva Annalisa Minetti, intonando, senza mezzi termini, “Con te o senza te”, sul solco di quella luminosa tradizione che l’anno prima aveva incoronato i Jalisse, e a Roma si formavano i Gazosa, età media quattordici anni, autori dell’evergreen, effervescente innaturale, www.mipiacitu. Usciva al cinema “C’è posta per te”, che due anni dopo avrebbe generato l’omonimo programma televisivo di Maria De Filippi, che dura tuttora, frammisto a tronisti e corteggiatrici. “Se Berlusconi è il nuovo De Gasperi, io sono il nuovo Carlo Magno” in quell’anno disse Francesco Cossiga. “Ave a me, e #stai sereno, parola di scout, futuro Cesare!” aggiunse un giovanissimo Matteo Renzi.
Oggi i baby-boomers, i nati intorno al 1948, sono splendidi quasi settantenni. A loro agio con social network, cloud e app. I loro figli e nipoti 30-40enni, spesso, attendono.
Le buste paga aumenteranno presto di 80 euro al mese. Per chi ce l’ha. Mal che vada, c’è sempre la macchina del tempo.