Dopo l'incontro dello scorso anno con i detenuti del carcere minorile di Casal di Marmo, quest'anno Bergoglio osserverà il rito della lavanda dei piedi nel quartiere romano di Casalotti-Boccea, insieme ai ragazzi della Fondazione Don Carlo Gnocchi - Centro Santa Maria della Provvidenza
Giovedì santo, il 17 aprile prossimo, Papa Francesco laverà i piedi a dodici disabili. Già l’anno scorso, nella stessa occasione, Bergoglio, dopo appena quindici giorni dall’elezione al pontificato, aveva sorpreso il mondo intero facendo annullare la solenne celebrazione della Messa dell’ultima cena nella cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano, per andare a lavare i piedi a dodici giovani detenuti, tra cui due ragazze una delle quali musulmana, nel carcere minorile di Casal del Marmo. Quest’anno Francesco ha deciso di rivivere l’ultima cena di Gesù insieme con i disabili della “Fondazione Don Carlo Gnocchi – Centro Santa Maria della Provvidenza”, nella zona Casalotti-Boccea di Roma. “È mio dovere – disse un anno fa il Papa ai giovani detenuti di Casal del Marmo – come prete e come vescovo essere al vostro servizio. Ma è un dovere che mi viene dal cuore: lo amo. Amo questo e amo farlo perché il Signore così mi ha insegnato”.
Da arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio sceglieva sempre le “periferie esistenziali” per rivivere i momenti fondamentali della nascita del cristianesimo: l’istituzione dell’Eucaristia, la lavanda dei piedi, il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, l’arresto, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù. Divenuto Papa, Bergoglio non cambia il suo stile e le sue abitudini di mettere gli ultimi al centro della sua predicazione e della sua vita. Non si tratta di una scelta di marketing ecclesiale, come qualcuno ha più volte ipotizzato, per far dimenticare i peccati della Chiesa, dalla pedofilia al riciclaggio del denaro sporco, e soprattutto per voltare pagina dopo la vicenda Vatileaks. E non si tratta nemmeno di un “Papa comunista”, come da qualcuno è stato recentemente ribattezzato Francesco che ha risposto semplicemente: “Il mio non è comunismo ma Vangelo”. Francesco quindi il prossimo giovedì santo abbraccerà i disabili che lui chiama “il mio passaporto per il paradiso”, come fa del resto in ogni udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro e durante le sue visite pastorali in Italia e nel mondo.
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