L’ex primario di chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano, Pier Paolo Brega Massone, è stato condannato all’ergastolo nel processo con al centro le accuse di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà per la morte di 4 pazienti e di lesioni per una quarantina di altri casi. Lo ha deciso oggi la prima corte d’Assise di Milano. Le accuse riguardavano la morte di quattro pazienti e per 45 casi di lesioni. Il medico ha avuto anche la pena accessoria dell’isolamento diurno per 3 anni (i pm Tiziana Siciliano e Grazia Pradella ne avevano chiesti due e mezzo), anche se la corte ha escluso l’aggravante della crudeltà. Brega Massone è stato arrestato in aula come richiesto dai pm: “C’era la possibilità concreta che fuggisse”. Il pericolo di fuga è l’unico presupposto per disporre una misura cautelare. Secondo le indagini della Procura di Milano Brega Massone avrebbe avuto a disposizione “disponibilità economiche” e una “rete di contatti” per fuggire, forse all’estero. Il medico, presente al momento della lettura della sentenza, è uscito da una porta laterale accompagnato da alcuni carabinieri e per lui sono scattate immediate le manette. A commentare la sentenza è la moglie, Barbara Magnani: “Mio marito è sconvolto. I sentimenti li ha, solo che ha la dignità di non farli vedere”. La moglie del medico ha detto di non avere “speranze” che venga fatta giustizia per suo marito in secondo grado. “A Milano hanno deciso di condannarlo all’ergastolo nel 2008 – ha detto la donna – e lo hanno condannato. Evidentemente sono d’accordo – ha concluso – lo ripeto e lo sostengo”.
Il vice ed ex braccio destro di Brega Massone, Fabio Presicci, è stato condannato a 30 anni (l’accusa aveva chiesto l’ergastolo), mentre il terzo medico dell’equipe Marco Pansera, a cui sono state riconosciute le attenuanti generiche, a 26 anni e 2 mesi (il pm ne aveva chiesti 18). A 2 anni e 3 mesi, invece, è stato condannato l’ex responsabile del reparto di riabilitazione della clinica, Renato Scarponi, mentre 2 anestesisti sono stati condannati a pene fino a 1 anno e 6 mesi e un’infermiera a 1 anno e 2 mesi. Per altri 2 imputati, invece, è stata dichiarata la prescrizione dei reati contestati. I giudici, inoltre, hanno riconosciuto risarcimenti da quantificarsi in sede civile per la Regione Lombardia, la Asl di Milano, l’Ordine provinciale milanese dei medici, Medicina Democratica e per i familiari dei pazienti e i pazienti che si erano costituiti parti civili. Per tutte queste parti civili i giudici hanno disposto, però, provvisionali immediatamente esecutive a carico di Brega Massone e di altri imputati che vanno dai 10mila euro fino ai 100mila euro.
E’ la prima volta che in un’aula di tribunale è stata disposta una pena simile per dei medici in relazione a presunti reati commessi nell’esercizio della loro professione. Secondo la ricostruzione dei magistrati i chirurghi della casa di cura che all’epoca degli arresti, nell’estate del 2008, venne ribattezzata la “clinica degli orrori”, non hanno esitato ”per soldi” a eseguire interventi inutili con tanto di ”mutilazioni” nemmeno di fronte a ”malati terminali”, dimostrando di non possedere “il senso dell’umana pietà”. Brega Massone è già stato condannato a 15 anni e mezzo di carcere per truffa e per un’ottantina di casi di lesioni ai pazienti (sulla conferma della condanna dovrà decidere la Cassazione) ed è stato recentemente scarcerato per un vizio di forma.
Dopo che il pm Siciliano nel corso della requisitoria aveva equiparato il ”bollettino” di morti e feriti alla Santa Rita (circa 150 pazienti indicati come vittime nei due processi) a una vera e propria ”guerra”, la collega Pradella aveva incentrato il suo intervento sulle morti di Giuseppina Vailati, 82 anni, Maria Luisa Scocchetti, 65 anni, Gustavo Dalto, 89 anni, e Antonio Schiavo, 85 anni. Tutti, secondo l’accusa, portati ”sul tavolo operatorio” senza alcuna giustificazione clinica per interventi ”inutili” effettuati al solo fine di ”monetizzare” i rimborsi del sistema sanitario nazionale per la clinica convenzionata. Col risultato che, secondo i pm, quelle operazioni li hanno uccisi. Dalto, spiegò il pm, quando finì sotto i ferri era già “uno scheletro, pesava 52 kg per 1,76 metri di altezza”. A Scocchetti venne fatta una resezione ai polmoni, “venduta” a suo figlio come un ”piccolo intervento”, e la donna, che era già gravemente malata, morì per “insufficienza respiratoria”. Vailati, quando venne operata da Brega Massone, “pesava 40 kg”, mentre gli esiti degli accertamenti tumorali per Schiavo arrivarono dopo che l’uomo era già stato operato ed era morto. Per Brega Massone valeva, infatti, a detta dei pm, la “raggelante equazione tra pezzi anatomici del paziente, seno o polmoni che fossero, e rimborsi”. Quei “pezzi” che facevano entrare nelle casse della Santa Rita almeno “11mila euro” ad intervento. In aula i pm hanno riletto anche tante di quelle intercettazioni ormai tristemente note, come quella del gennaio 2008 in cui l’ex primario diceva: “Cazzo, mi hanno bocciato la mammella novantenne”. Mai un “ripensamento, mai una parola di commiserazione” verso i pazienti da parte di Brega, ha aggiunto Pradella, ma anzi sempre la rivendicazione della “sua abilità”. Forse anche per questo, il pm aveva voluto concludere la requisitoria (chieste altre 4 condanne fino a 2 anni) con un riferimento personale, ma non troppo: “Mio padre era medico di base, io e i miei fratelli siamo cresciuti tra i malati, abituati a vedere la sofferenza e oggi la mia gratitudine va a tutti i medici che ogni giorno affrontano la sofferenza dei loro pazienti”.