Era nell’aria da giorni, tra i corridoi di Palazzo d’Orleans e la sede del Pd siciliano in via Francesco Bentivegna a Palermo. La miccia, accesa definitivamente nella notte del rimpasto del governo siciliano, ha però impiegato due giorni per esaurirsi: è alle 15 e 18 di un pomeriggio di fuoco la bomba tutta interna ai democratici siciliani è deflagrata in diretta streaming. A Roma in via del Nazareno dovevano essere approvate le liste del Pd per elezioni europee: una normale direzione nazionale che si è però presto trasformata nella notte dei lunghi coltelli tra democratici siciliani. Oggetto della contesa i rapporti di forza interni al Pd sull’isola: il guanto di sfida lo ha lanciato Rosario Crocetta, che prendendo la parola si è scagliato pesantemente contro Caterina Chinnici, scelta dal giovane segretario regionale Fausto Raciti come capolista della circoscrizione insulare.
“Caterina Chinnici è figlia di un magistrato ucciso dalla mafia. Ma il tema che io pongo è più politico – ha attaccato il governatore – è stata assessore di Lombardo, un governatore condannato per mafia. Le scelte in politica si pagano. E non si può essere persona per tutte le stagioni. Vedrei molto meglio la Nicolini capolista”. Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, era il nome su cui il renziano Davide Faraone aveva puntato tutto per guidare i pretendenti democratici a Bruxelles. Invece alla presentazione delle liste, Nicolini era solo in terza posizione, dietro a Renato Soru e alla Chinnici: come dire che da Roma hanno deciso di risarcire Raciti, dopo lo schiaffo ricevuto da Crocetta appena due giorni fa. Il governatore infatti ha varato il nuovo governo senza cedere alle richieste dei dirigenti regionali del suo partito, trovando però l’appoggio romano proprio dei renziani capitanati da Faraone.
Raciti, giovane turco cresciuto all’ombra di Massimo D’Alema, scelto da Mirello Crisafulli per guidare il Pd isolano ed eletto alla segretaria con i voti dei renziani, non ci ha pensato due volte a replicare al governatore, in rappresentanza dei suoi demiurghi siculi. “Apprezzo la solita eleganza del presidente nel riferirsi alle persone – ha reagito scegliendo come di consueto una dialettica moderata – Caterina Chinnici è un’esperta nei confronti dei minori, ha una grande sensibilità. Sono sempre più stupito dal doppiopesismo che si usa anche nei nostri contesti regionali. Chiedo che rimanga nella posizione di capolista. Invito i miei interlocutori a maggiore garbo, e semmai di verificare se nella sua giunta esistano responsabilità più gravi”.
Il riferimento è tutto per Beppe Lumia, main sponsor di Crocetta, ma anche regista dell’accordo che portò il Pd a sostenere il governo di Raffaele Lombardo, dove il ruolo di assessore agli enti locali era ricoperto dalla stessa Chinnici. E’ proprio sulla candidatura alle europee dell’ex presidente della commissione antimafia che i rapporti tra Crocetta e Raciti avevano iniziato a surriscaldarsi nelle ultime settimane: il governatore lo avrebbe voluto in lizza per Bruxelles, ipotesi bloccata dal segretario, su input dei dirigenti regionali, primi tra tutti l’intramontabile Crisafulli e Antonello Cracolici, un tempo alleato di Lumia nell’operazione Lombardo, e ora suo acerrimo nemico. Il prezzo pagato da Raciti dopo l’eliminazione di Lumia, è rappresentato proprio nel depennamento forzato del nome di Cracolici dalle liste per le europee: un nome che era stato votato a larga maggioranza dalla direzione siciliana del Pd.
Dopo l’esclusione di Lumia, anche la candidatura di Cracolici è finita nel cestino, costringendo Raciti a candidarsi in prima persona. Il giovane segretario siciliano però ha provato a salvare il salvabile: e davanti ai dirigenti del suo partito ha sondato il terreno fino all’ultimo. “Mi è stato chiesto alla fine di questo lavoro di procedere a una modifica della lista, attraverso l’ingresso di nuovi nominativi. Ed è in questa logica che mi sono sacrificato a entrare in lista al posto di un candidato che era stato votato in direzione. Chiedo che il mio nominativo sia sostituito da Cracolici”. Crocetta ha incassato il colpo sornione, per poi imitare il suo avversario, tornando a chiedere la candidatura di Lumia, sostituito all’ultimo minuto con Nelli Scilabra, assessore alla formazione del suo governo.
“Sono contento per la candidatura di Raciti. Ma se avviene questa sostituzione di Cracolici che non mi sembra così estraneo ai conflitti in Sicilia, chiedo a quel punto di sostituire Nelli Scilabra con Lumia”. In via del Nazareno, diventata per una quasi un’ora dependance delle beghe sicule, hanno a questo punto deciso di gettare acqua sul fuoco, approvando le liste già definite: Chinnici, Soru, Nicolini, Raciti, Scilabra, più la segretaria di Enna Tiziana Arena, indicata da Crisafulli, il deputato regionale Giovanni Panepinto, e il sindaco di Agrigento Marco Zambuto, da sempre cuffariano dell’Udc, fulminato sulla via della rottamazione nei mesi scorsi. Crocetta aveva anticipato che nessun assessore del suo governo sarebbe stato candidato alle europee: adesso quindi il futuro di Nelli Scilabra è in bilico.
Sempre che il governatore non si rimangi la parola. Fuori dalle liste dei democrat rimane il nome di Sonia Alfano, fino all’ultimo sponsorizzato dai renziani ma invisa ai siciliani. Fuori rimangono soprattutto i due demiurghi della lotta intestina che continua a scuotere il Pd sull’isola: Lumia e Cracolici. Quest’ultimo ha affidato il suo rabbioso commento ad un tweet: “Ho subito la vendetta trasversale tipicamente mafiosa dal duo Crocetta-Faraone. Non sarò in lista ma continuerò in Regione”. “Questa lista è frutto di una faticosissima sintesi: direi di chiudere qui la questione” ha abbozzato Faraone. Se è vero che la Sicilia è laboratorio politico nazionale, però, Matteo Renzi farebbe bene a preoccuparsi: da Palermo l’implosione democratica minaccia di salire fino a Roma. E nella capitale in un certo senso è già arrivata.