Il Fatto del Lunedì

Fotografia: è arrivata la stagione delle orchidee

C’è un luogo in Italia che ha numeri da record: è il promontorio del Gargano. Ottantotto specie di orchidee selvatiche censite, uno dei pochissimi luoghi in Europa a dare ospitalità a tante piccole creature colorate e semplici, ma dalla biologia complicata. Tutto questo è dovuto in gran parte allo scenario che offre il Gargano: prati, boschi, falesie a picco sul mare, e pascoli non coltivabili perché con rocce affioranti. Il luogo ideale per cercare con la testa all’ingiù questi piccoli gioielli che fanno arrivare in questo periodo appassionati europei, soprattutto tedeschi e olandesi, armati di macchine fotografiche e taccuini.

Per crescere parecchi anni nello stesso posto le orchidee nostrane vivono con le radici nel terreno, a differenza delle cugine epifite tropicali che si arrampicano sui tronchi, ma in un terreno speciale che deve contenere dei funghi simbionti, utili per la loro sopravvivenza, e questo è il motivo per cui le orchidee sfornano migliaia e migliaia di semi, perché difficilmente potranno germinare su un terreno qualsiasi.

Avviso a tutti gli escursionisti giardinieri: fate delle foto piuttosto che strappare una pianta che non potrà crescere in nessun altro luogo.

Altra difficoltà biologica delle orchidee è la fecondazione dei fiori che avviene grazie ad alcune specie di api e insetti: questi attratti da profumi e forme particolari atterrano sul labello, una specie di pista d’atterraggio, e qui, stordite dai profumi, costrette a “sbattere” la testa sui pollinidi che, dotati di una piccola ventosa, si appiccicano in fronte all’insetto, che porterà i semi, suo malgrado, lontano dalla pianta madre.

Complicato, ma la natura ha dotato queste piante di molta acqua nelle foglie e nel fusto, e questo spiega perché se tagliamo un papavero, che conta in natura milioni e milioni di esemplari, dura pochi minuti e appassisce, mentre l’orchidea, più rara e meno visibile, deve avere più tempo a disposizione e quindi durare molto di più per poter compiere tutto il suo ciclo biologico.

Il perimetro dove è possibile trovare più specie va da Mattinata, piccolo borgo marinaro ai piedi del monte Sacro, alla foresta umbra, da ombrosa, nulla a che vedere con la Regione.

Io sono andato a zonzo sul promontorio garganico con l’esperto orchidofilo Claudio Del Fuoco, che, come un cercatore di funghi conosce bene le fungaie, così il cercatore di orchidee i loro nascondigli segreti, mimetizzate tra l’erba.

Le migliori foto si ottengono sdraiandosi sul terreno a livello della piantina, in una giornata senza vento, con un obiettivo macro e illuminando il soggetto con un foglio bianco che concentra la luce sul piccolo fiore. Conviene chiudere il diaframma a f8 per avere il fiore a fuoco ma lo sfondo sfocato per dare profondità e colorazioni tenui, pastellate.

Avvertenze: questo è il periodo che favorisce il contatto con le zecche , alla fine di ogni escursione ispezionarsi bene davanti allo specchio.

Se avete con voi una guida pratica per riconoscere le specie italiane, spesso vi capiterà di leggere “molto rara” o “rara ed endemica” per le orchidee del Gargano, infatti molti suffissi terminano col nome di “apulica”, “garganica” “promontori” o “sipontensis” dal nome del paesino dove è stata rinvenuta, in questo caso scattate più foto perché non tutti gli anni può capitare di rivederle.

Due siti interessanti per chi vuole approfondire la biologia e le curiosità su queste piante particolari sono: www.orchideedelgargano.it, e l’altro molto dettagliato e tecnico www.giros.it dove l’acronimo sta a significare gruppo italiano ricerca orchidee spontanee italiane. Occhi all’ingiù e buona passeggiata.