Oggi, l’Italia della civiltà e dei diritti è un po’ più vicina all’Europa. L’ultima grande ingiustizia in merito alla Legge 40, il divieto di fecondazione eterologa, è finalmente stata abbattuta. La norma (articoli 4, comma 3, 9, commi 1 e 3 e 12, comma 1), che in caso di infertilità assoluta stabiliva il divieto di ricorrere a un donatore esterno alla coppia, donatore di gameti o spermatozoi, è stata giudicata dalla Corte Costituzionale illegittima. Sarà quindi lecita l’ovodonazione, mentre qualsiasi uomo fertile potrà donare il proprio seme.
Fin dalla sua promulgazione nel febbraio del 2004, la legge che si proponeva di risolvere i problemi di fecondazione assistita delle coppie italiane ha avuto invero un percorso abbastanza travagliato: ben 29 interventi dei Tribunali hanno dovuto via via ristabilire diritti quali: legittimità della indagine genetica pre-impianto, libertà di accesso delle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche trasmissibili, crioconservazione degli embrioni sovrannumeri, numero di embrioni producibili, obbligo di contemporaneo impianto e tutela della salute della donna.
Quali norme restano in vigore della Legge 40? Il divieto di accesso alle tecniche di fecondazione assistita per i single e le coppie dello stesso sesso. E il divieto di utilizzo degli embrioni per la ricerca scientifica e revoca del consenso, che riguarda personalmente l’autrice di questo articolo, Adele Parrillo. Cinque embrioni crioconservati in una clinica di Roma un anno prima dell’entrata in vigore della Legge 40 e di cui la legittima proprietaria non può disporre. Su questa disponibilità a poter donare gli embrioni alla ricerca scientifica dovrà pronunciarsi la Grand Chambre della Corte europea per i diritti dell’uomo il prossimo 18 giugno.