Manifestazioni da giorni nelle città di Donetsk, Kharkiv e Lugansk. L'aut aut di Kiev arriva a poche ore da una massiccia operazione antiterrorismo lanciata contro i dimostranti. Putin: "Governo non faccia nulla di irreparabile"
Ultimatum di Kiev ai manifestanti filorussi che da giorni protestano per chiedere l’indipendenza di alcune città ucraine dell’Est. “Entro 48 ore sarà posta fine alle azioni di protesta dei filorussi a Donetsk, Kharkiv e Lugansk, in Ucraina orientale, o tramite negoziato o con l’uso della forza“. A dirlo è il ministro degli Interni ucraino Arsen Avakov, citato da Ria Novosti. Ma Vladimir Putin avverte: “Il governo ucraino non faccia nulla di irreparabile”.
Dal 7 aprile le tre città sono attraversate da disordini. L’ultimatum è la seconda risposta che Kiev lancia agli insorti. Già l’8 aprile il governo ha dato il via a una massiccia operazione antiterrorismo a Donetsk dove i dimostranti filo Mosca avevano proclamato la nascita della “Repubblica popolare”. Le forze speciali hanno anche liberato la sede del governo Kharkiv, occupata nei giorni scorsi. Il parlamento di Kiev ha inoltre inasprito le pene per chi minaccia l’integrità dello Stato. Mentre dei blindati sono arrivati da Dnipropetrovsk a Lugansk, città dell’Ucraina orientale in cui gli insorti filorussi armati occupano da alcuni giorni la sede locale dei servizi segreti.
Sul fronte internazionale gli occhi dell’Europa sono tutti puntati sull’atteggiamento di Mosca. La preoccupazione è che la nuova ondata indipendentista porti a un esito simile a quello della Crimea, che ha votato un referendum per l’annessione alla Federazione russa. ”Non è riconoscibile il contributo di Mosca alla distensione” accusa Angela Merkel in Bundestag. Ma “l’Ucraina deve scegliere da sola il suo destino”, sottolinea la cancelliera tedesca che promette sostegno a Kiev. ”La situazione resta difficile in Ucraina” prosegue Merkel che lancia un invito al Cremlino: “È importante e urgente ci siano colloqui internazionali cui partecipi l’Ucraina”.
Prosegue intanto la scia lunga delle “ritorsioni” tra Mosca e l’Occidente dopo l’annessione della Crimea alla Federazione russa. Mosca ha interrotto la diffusione delle trasmissioni della radio ‘Voice of America’: lo rende noto la stessa emittente sul proprio sito in russo, precisando che la decisione è stata resa nota da Dmitri Kisiliov, neo direttore dell’agenzia ‘Russia Oggi’ colpito dalle sanzioni Usa.