La proposta di revisione presentata da Michel Barnier, commissario al mercato interno, prevede che gli azionisti possano esprimere un voto vincolante sulle remunerazioni dei dirigenti. L'obiettivo è rendere più diretto il legame con le performance aziendali
La Commissione Ue detta nuove regole per migliorare la governance delle circa 10mila società europee quotate in Borsa. Michel Barnier, commissario al mercato interno, ha annunciato una proposta di revisione della direttiva sui diritti degli azionisti: il pacchetto, che dovrà essere approvato dal Consiglio e dall’Europarlamento, prevede tra l’altro che debbano esprimere “un voto vincolante sulle remunerazioni” dei dirigenti dell’azienda. Ogni società sarebbe insomma tenuta a sottoporre al voto vincolante degli azionisti la propria politica retributiva. Sfuma, dunque, l’ipotesi di un vero e proprio tetto per gli stipendi valido a livello europeo, ma si profilano perlomeno maggiori poteri in capo ai soci con l’obiettivo di rendere più diretto il legame tra le performance aziendali e le buste paga dei manager. Oggi la discrepanza è eccessiva, spiega Bruxelles: in Italia, per esempio, tra 2006 e 2011 (prima dell’introduzione di nuove regole, comunque non vincolanti) il valore delle azioni è sceso del 130% mentre lo stipendio medio dei dirigenti è salito del 29%. Quanto alla Francia, nel periodo 2006-2012 il prezzo delle azioni ha segnato -34% ma la remunerazione dei manager ha goduto di un incremento del 94%.
“Le proposte di oggi incoraggeranno gli azionisti a impegnarsi di più nelle società in cui investono”, ha detto Barnier. Oggi, invece, la scarsa correlazione tra le remunerazioni e i risultati di gestione “incoraggia una dannosa tendenza alla programmazione a breve termine“. E gli ultimi anni “hanno dimostrato che una visione miope concentrata sul breve termine danneggia l’economia e le imprese europee”: come ha dimostrato la crisi, “troppo spesso gli azionisti hanno appoggiato l’eccessiva assunzione di rischi a breve termine da parte degli amministratori, senza esercitare un attento controllo sulle società in cui avevano investito”. Di qui l’idea che la politica salariale sottoposta al vaglio dei soci debba anche tener conto delle “modalità di tutela degli interessi e della sostenibilità a lungo termine della società” e spiegare come si sia tenuto conto delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro dei dipendenti nella determinazione della stessa politica, giustificando la proporzione tra gli stipendi dei dipendenti e quelli degli amministratori. Proprio ieri Matteo Renzi, annunciando i nuovi limiti per le buste paga dei manager previsti nel Documento di economia e finanza, ha ricordato Adriano Olivetti,”che diceva che un amministratore delegato non può guadagnare 10 volte di più di un dipendente”.