Nonostante i risultati dell'esercizio 2013, 43 persone tra dirigenti e consigli di sorveglianza si divideranno la somma, tra retribuzioni e quote variabili. Agli azionisti proposto un dividendo da 5 centesimi, mentre l'istituto si prepara a chiudere 800 filiali di qui al 2017. A rischio 4500 persone
Mentre il premier Matteo Renzi porta avanti la crociata sul tetto ai compensi dei manager pubblici (società quotate escluse), i banchieri continuano ad incassare maxi-remunerazioni. Intesa Sanpaolo ha distribuito 22 milioni di euro ai vertici del gruppo che ha archiviato lo scorso esercizio in perdita per 4,5 miliardi. Compensi fissi e variabili che sono finiti nelle tasche delle 43 persone che nel 2013 hanno fatto parte del consiglio di sorveglianza e di gestione oppure hanno ricoperto un incarico dirigenziale con responsabilità strategica. La cifra in questione include anche la liquidazione dell’ex ad Enrico Cucchiani: il manager, uscito dalla banca lo scorso settembre e fra i papabili per la presidenza dell’Eni, ha intascato 3,6 milioni di buonuscita che si somma a 2,153 milioni di compensi fissi e ad altri 377mila euro di benefici non monetari per un totale di 6,13 milioni di euro.
Cucchiani non è però il solo manager ai vertici di Intesa ad esser stato ben pagato nel 2013: il suo braccio destro, l’ex direttore generale, Giuseppe Castagna, ha portato a casa poco più di 1,3 milioni di euro di cui 450 mila per indennità di fine mandato. Più contenuto il compenso dell’attuale amministratore delegato di Intesa, Carlo Messina, che ha incassato nello scorso anno 1,7 milioni di euro. La cifra è inferiore alla remunerazione del direttore generale e ad di banca Imi, Gaetano Miccichè (1,885 milioni di euro), ma supera notevolmente quella del direttore operativo, Francesco Micheli (1,032 milioni) e del responsabile rischi operativi Bruno Picca (1,3 milioni di euro), oltre che del presidente del consiglio di Sorveglianza, Giovanni Bazoli (918 mila euro).
Insomma, a giudicare dalla lista delle remunerazioni pagate nel 2013 in Intesa, non sembra che banchieri e consiglieri possano lamentarsi di come vanno le cose. E, nella prossima assemblea dell’8 maggio, anche i soci avranno la loro parte, sia pur magra, con la proposta di un dividendo da 5 centesimi per azione. Intanto per la banca è pronto un nuovo piano industriale lacrime e sangue che prevede fra il 2014 e il 2017 la chiusura di 800 filiali e mette a rischio il lavoro di 4500 persone. I superpagati manager ritengono siano necessarie misure eccezionali di risanamento per rimettere in sesto i conti della banca, fortemente provata da numerose partite delicate in cui sono in discussione i crediti concessi in passato. Fra queste l’Alitalia e il gruppo immobiliare Risanamento (in entrambe le società Intesa è nel duplice ruolo di socio e creditore), ma anche la Sorgenia della famiglia De Benedetti e la Carlo Tassara, holding del finanziere Romain Zaleski, che ha obbligato Intesa ad effettuare nel 2013 una rettifica da 497 milioni su un’esposizione complessiva da un miliardo.