La Repubblica” nei giorni scorsi ha pubblicato una serie di articoli contro lo smantellamento dell’Euro, dai toni a volte derisori, e con argomenti unilaterali; si prevede un crescendo da qui al 25 Maggio. Molti altri mezzi d’informazione italiani seguono questa linea (vero Barisoni). Ma fra i derisi ci sono anche sei Premi Nobel per l’Economia… La Patria brucia ma non merita un dibattito serio sulle vie di uscita. Come negli anni “90: chi – prevedendo l’attuale crisi dell’Europa – si opponeva all’Euro veniva ridicolizzato senza troppi argomenti. Non sono fra chi propugna l’uscita dall’Euro. Ma non sopporto lo squadrismo culturale, la spocchia intellettuale, le prove generali di pensiero unico dei poteri forti: perciò intervengo sull’articolo più argomentato della serie, per evidenziare un aspetto sfuggito alla critica corrosiva di Bagnai.

Dopo aver illustrato diffusamente i costi e i rischi dell’uscita dall’Euro, Tito Boeri ne analizza i benefici in poche righe, così: “La carta vincente di chi si batte contro l’Euro è che un governo non più sotto il giogo dell’austerità tedesca potrebbe fare quelle politiche espansive che servono a far ripartire l’economia. Strano che a sostenere queste tesi siano gli stessi movimenti che, non senza qualche merito, si battono a parole contro la casta. Davvero credono che politici lasciati liberi di spendere e spandere si occuperebbero del bene comune e non tornerebbero ad accordarsi lauti compensi? Perché deresponsabilizzare la nostra classe dirigente, perché perdonare i monocolori e i pentapartito sotto i quali il debito pubblico è esploso o i 10 anni di politica economica di Berlusconi che hanno utilizzato la minor spesa per interessi per aumentare altra spesa corrente?

Tito Boeri sta dicendo che “per far ripartire l’economia” ci vorrebbero politiche – “espansive” – che non rientrano fra quelle consentite dall’Europa; ma se ci sganciamo dal ‘giogo tedesco’ i politici italiani, pur potendo, non le farebbero, perché non si “occuperebbero del bene comune”. La soluzione è dunque: lasciamo il Paese nell’Euro e sotto il ‘giogo tedesco’. L’economia non “ripartirà”, ma almeno forse salveremo le finanze pubbliche e lo Stato. C’è una vena profondamente anti-democratica in questo modo di ragionare. Noi italiani non siamo in grado di auto-governarci, i nostri governanti non fanno il nostro interesse ma il loro. Dovendo sottostare a un ‘giogo’, affidiamoci al meno peggio (quello di una nazione straniera). “Ahi serva Italia…!”. A Boeri non viene in mente che se i nostri politici favoriscono interessi particolari a scapito del bene comune, dell’interesse generale, è perché la democrazia è stata erosa e l’elettorato non controlla più i politici… Perciò la soluzione più logica è… riparare la democrazia.

Questa vena anti-democratica è molto diffusa. Prendiamo un altro economista, Bisin, La Repubblica dell’8 Aprile: “Vari paesi al di fuori dell’Euro hanno sfruttato a loro vantaggio la sovranità monetaria… la struttura politico-istituzionale … permette loro di portare a termine riforme strutturali profonde… L’Italia non è in grado di farlo, e per questo prova a legarsi le mani con l’Europa. Il problema è che poi trova sempre il modo di slegarsele.” Più chiaro di così…

Ho già spiegato perché tale impostazione antidemocratica, paternalista e tecnocratica, aggrava i problemi invece di ridurli. In breve, l’interesse generale di un paese è la sintesi di una miriade di interessi particolari. La democrazia favorisce una vasta rappresentanza nel Governo degli interessi del paese. In Parlamento lo sforzo di coalizione e di mediazione dovrebbe produrre una sintesi di almeno il 51% degli interessi nazionali. La democrazia ‘liberale’ aggiunge (grazie alle Costituzioni) ulteriori difese delle minoranze e del bene comune (la maggioranza non può fare ciò che vuole), perciò il Governo viene spinto a favorire interessi più ampi di quelli della maggioranza. Ad esempio, la maggioranza non può espropriare i beni della minoranza: se vuole arricchirsi deve piuttosto promuovere la crescita generale del paese.

Ho conosciuto Tito Boeri negli anni “80 all’OCSE: era una persona mite e sicuramente democratica. Il fatto stesso che una persona del genere arrivi a ragionare in questo modo la dice lunga sulla crisi di nervi collettiva che stiamo vivendo. La crisi democratica è in pieno sviluppo, nelle nostre teste prima ancora che nelle istituzioni: è la prima causa, non la soluzione, della interminabile crisi economica che ci attanaglia. Per scrollarci di dosso un ‘giogo’ ce ne accolliamo un altro. Ciascuno sceglie il padrone che preferisce, e lo difende ‘a prescindere’: perciò il ‘giogo’ dell’Euro, manovrato dalla Germania, non deve essere discusso. Ma perché un solo ‘giogo’? A scanso di equivoci, ne stiamo predisponendo uno nuovo: quello di una minoranza a cui daremo il 53% dei parlamentari, che deciderà per noi senza dover mediare con nessuno. 

 

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