Il presidente del Senato insiste. Dopo aver auspicato – per primo, lo scorso anno – la costituzione di una commissione d’inchiesta sulla tragedia del Moby Prince, avvenuta il 10 aprile 1991 davanti al porto di Livorno, Piero Grasso oggi ribadisce quel concetto: “Mi auguro che anche il Parlamento – scrive in un messaggio inviato ai familiari delle vittime – sappia dare il proprio contributo, utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione per poter accertare tutta la verità su una strage che per molti aspetti resta avvolta nel mistero”. Al Senato è stato già depositato un disegno di legge del M5s che propone di costituire una commissione parlamentare d’inchiesta, mentre alla Camera lo stesso ha fatto Sel. “Desidero – scrive Grasso nella nota – rinnovare la mia vicinanza e il mio affetto alle famiglie colpite ed esprimere il mio più profondo cordoglio per le vittime di quel terribile incidente”. “Non potremo mai dimenticare quella notte del 10 aprile 1991 – prosegue – nella quale 65 membri dell’equipaggio e 75 passeggeri persero la vita inghiottiti dalle fiamme a largo del porto di Livorno, nel corso della più grave tragedia che abbia colpito la Marina mercantile italiana dal secondo dopoguerra. Le istituzioni e la società civile hanno il dovere di rimanere al fianco dei famigliari delle vittime, facendo chiarezza su quanto avvenuto”. La proposta è ora sostenuto anche dal primo leader di partito, Nichi Vendola: “I familiari delle vittime non si sono mai arresi per capire cosa accadde davvero quella la notte del 10 aprile 1991 davanti al porto di Livorno, quando nel rogo della Moby Prince morirono 140 persone – scrive – Ora una commissione parlamentare d’inchiesta perché una parola di verità venga davvero alla luce, dopo tanti troppi dettagli oscuri su uno dei tanti misteri della nostra Repubblica”.
La notizia del giorno è l’adesione del comandante Gregorio De Falco (intervistato anche dal fatto.it) alla campagna #iosono141, ideata da Francesco Sanna e dalle associazioni dei familiari delle vittime del Moby Prince: “Oggi ritengo importante che ognuno di noi senta di dover dire #Iosono141” dice. Ma la politica pare finalmente raccogliere l’appello dei familiari delle vittime. “Il Parlamento è rimasto la nostra unica speranza” dichiarato il presidente dell’associazione 140 Loris Rispoli durante la cerimonia in Comune a Livorno. M5s e Sel chiedono una rapida calendarizzazione. La proposta a firma vendoliana (Martina Nardi, Marisa Nicchi e Michele Piras) è stata depositata lo scorso 26 marzo alla Camera. Lo stesso è stato fatto al Senato da 38 senatori M5s (prima firmataria Sara Paglini). E pesa ora anche il sostegno del Pd: nelle scorse ore anche i senatori Pd Luigi Manconi e Silvio Lai hanno presentato una proposta specifica. I tempi? “L’obiettivo – dice Nardi – è riuscire a calendarizzare il disegno di legge entro un mese”. A chiedere “tempi rapidi” è anche Nicchi: “L’auspicio – dichiara al fattoquotidiano.it – è che la commissione possa iniziare a lavorare entro settembre”. “Partire il prima possibile” conferma Paglini. E anche il senatore Pd, livornese, Marco Filippi – riferisce Rispoli – si batterà per votare il prima possibile. Adesioni arrivano dal capogruppo di Scelta civica Andrea Romano, dalla senatrice vendoliana Loredana De Petris, dalla presidente di Emergency Cecilia Strada. Il deputato democratico Ermete Realacci ha sollecitato una risposta dei ministeri a sue vecchie interrogazioni: in particolare perché il governo italiano chieda agli Stati Uniti di poter verificare se esistano immagini o registrazioni dei tracciati satellitari delle navi presenti quella notte in rada a Livorno.
A chiedere la commissione è stato anche il sindaco di Livorno Alessandro Cosimi nel corso della cerimonia a Palazzo civico. “Solo così – ha detto – si può evitare un vulnus della democrazia. Si rischia un annacquamento del ricordo. Sono convinto che questa iniziativa non deve perdere la propria forza. Bisogna tenerla in vita perché la tragedia del Moby Prince non ha solo elementi di fondo simili ad altre situazioni: una democrazia matura non può continuare a vivere sul fatto che sulle stragi che si sono verificate nel nostro Paese non ci sia risposta. Giustizia è un fatto di procedure e su questo dobbiamo chiedere che si aprano scenari che ci rassicurino. La notte della tragedia del Moby Prince – ha concluso il sindaco – non c’è stato uno tsunami: c’era una situazione di normalità di un porto che deve essere spiegata alla città di Livorno. Le istituzioni devono dare risposte ai cittadini”. “Quelle morti – ha aggiunto il vescovo di Livorno Simone Giusti – restano avvolte nel mistero della notte”.
Alla cerimonia in Comune hanno partecipato anche delegazioni dei familiari delle vittime della strage di Viareggio del 2009 (“lo Stato ci ha lasciato soli” dice Daniela Rombi), del disastro ambientale dell’Eternit di Casale Monferrato, del comitato Matteo Valenti e della fondazione Attilia Pofferi. Tra i familiari delle vittime del Moby Prince, Giacomo Sini ha parlato di “processi farsa, omissioni e depistaggi”. A invocare a gran voce la commissione d’inchiesta è stato il 70enne Raffaele Cirillo: “Pronti a andare a Roma per uno sciopero della fame a tempo indeterminato”. Dopo l’incontro del pomeriggio a Palazzo civico la commemorazione è proseguita con il tradizionale corteo per le vie del centro fino in porto. All’Andana degli anelli, da dove partì il Moby Prince, sono stati deposti il cuscino di rose del presidente della Repubblica e una corona di alloro. Poi il ricordo dei nomi di tutte le vittime (la più piccola, Ilenia Canu, aveva solo un anno) e il lancio delle rose in mare.
La notizia di oggi è che per la prima volta ha partecipato alla cerimonia Angelo Chessa, il figlio del comandante del Moby Prince, Ugo. I familiari sono tutti riuniti, per la prima volta dopo 23 anni. “Se sono qui a parlare dopo 23 anni – ha spiegato Chessa – significa che qualcosa è cambiato. Grazie anche al lavoro di Francesco Sanna e lo studio Bardazza Adinolfi che ha permesso di riunire tutti i familiari”. “Se la commissione viene instaurata – continua – ci sono buone possibilità di arrivare alla verità storica. Dal punto di vista politico si muove qualcosa con il primo fatto concreto, quello della richiesta di commissione bicamerale di inchiesta”. Anche Rispoli indica la strada: “Esigere che i colpevoli di quei 140 omicidi che sono scritti tra le righe, siano puniti, questo dobbiamo fare”.