Atteso e già condannato dalle tre fedi monoteiste, finalmente approda il Noè by Aronofsky, autore visionario e amante dell’umano tormento. Il suo progetto fantabiblico da 130 milioni di dollari, il più caro da mezzo secolo, è un ipertrofico contenitore di idee più roboanti che riuscite. Si sa, la Bibbia è la maxima sfida/ispirazione dell’Arte, ma scegliendo di mostrare “tutto” si rischia di mostrare “male”, anche in 3D.

Un po’ Gladiatore, assai integralista e total-ecologista, il roccioso Russell “Noè” Crowe si dimena bene nelle lacerazioni dell’uomo-profeta, ma non basta: ciò che lo circonda è un Caos d’astrazioni digitali, estraneo a quel sangue, passioni & dolori che – invece – vitalizzarono i suoi film precedenti. Impantanato a metà strada tra le ambizioni teologico/filosofiche e le esigenze del blockbuster fantasy, Aronofsky stavolta sembra lontano dal coraggio di un percorso (est) etico preciso, cosa di cui lo sappiamo perfettamente in grado. 

Dal Fatto Quotidiano del 10 aprile 2014

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