Dicevo l’altro giorno della sempre maggiore aleatorietà, negli ultimi anni, della politica italiana, da un lato, e del suo elettorato dall’altro. Un’aleatorietà che i sondaggi fanno fatica a inseguire, ad anticipare. Aggiungo oggi una considerazione sulla cosiddetta “incognita” del Movimento 5 Stelle, come i media hanno più volte etichettato lo spiazzamento che questa formazione politica ha creato nei giornalisti, analisti, studiosi, sondaggisti che l’anno scorso non sono riusciti a prevederne il successo.
Hanno imparato la lezione i giornalisti-analisti-studiosi-sondaggisti? Alcuni sì per fortuna. Credo però che l‘incognita M5S resti tale ancora oggi, per due semplici ragioni che i più tendono a trascurare:
Ma se un elettore/una elettrice 5 Stelle non dice di esserlo neanche alla sua mamma, come possiamo immaginare che risponda al sondaggista di turno? Dirà che vota il partito xy anche se non è vero, per rendere inattendibile il sondaggio alzando la percentuale di quel partito, ma poi voterà 5 Stelle (tiè). Come si fa a prevedere le mosse di un elettorato così volatile? Neanche il migliore sondaggio ci riesce. E l’incognita resta incognita.