Trentotto persone licenziate improvvisamente con un fax. Succede in provincia di Massa Carrara alla ditta Massa Minerali Srl, azienda che da quarant’anni si occupa della lavorazione del carbonato di calcio. Un’azienda, che con una produzione annua di quasi 300mila tonnellate di prodotto, teneva testa alla crisi. Due mesi fa la proprietà passa totalmente nelle mani di Omya Spa, multinazionale leader nella produzione e nel commercio di carbonato di calcio e dolomite, con una filiale già nel territorio apuano. Adesso la brutta notizia: la ditta chiude. E senza preavviso. Tanto che gli operai hanno deciso di bloccare la Strada dei Marmi. Ora è partita una trattativa che pare abbia dato alcuni effetti: i licenziamenti sono stati congelati fino al 4 maggio.

Gli operai stavano lavorando, quando è arrivato il fax della proprietà che annunciava l’apertura immediata della procedura di licenziamento collettivo per tutti i 38 dipendenti. Sono rimasti allibiti. “Inizialmente credevamo fosse uno scherzo – racconta uno dei lavoratori, Mario Tabaracci – perché davvero non avevamo mai sentito parlare di crisi o chiusure. Quando la Omya passò di mano, la proprietà ci fece sapere che avrebbe pensato alle strategie aziendali future e che ce le avrebbe comunicate. E poi arriva il fax dove ci annuncia il licenziamento. Era questa la strategia aziendale?”

Nella lettera consegnata ai sindacati si legge che “il licenziamento si è reso necessario a seguito di analisi gestionali dalle quali è scaturita l’impossibilità di garantire una gestione proficua e attiva degli impianti, senza prevedere massicci investimenti che la proprietà ritiene insostenibili”. E ancora: “Il mercato nel quale si opera appare in continua flessione con riduzione dei prezzi di vendita che incidono sui margini del profitto. Pertanto si ritiene non sussistano i presupposti per l’utilizzo di ammortizzatori sociali avanti carattere conservativo del rapporto di lavoro, Cigo, Cigs e contratti di solidarietà, che sono insostenibili”. In altre parole gli impianti non vanno bene e l’azienda chiude.

Gli operai, quando è arriva la notizia, hanno abbandonato le macchine, hanno interrotto la produzione e hanno occupato la fabbrica, con un’assemblea permanente, l’ennesima nella provincia di Massa Carrara. Solo lunedì scorso (7 aprile) era stata occupata un’altra fabbrica, la Syntech. Dopo un incontro con i rappresentanti sindacali decidono di bloccare anche il passaggio dei mezzi pesanti all’imbocco della Strada dei Marmi, al confine tra i comuni di Massa e Carrara. Hanno mandato in tilt il traffico per ore e poi si sono recati davanti ai cancelli dell’altro stabilimento della Omya, ad Avenza, dove i 70 operai che vi lavorano, per solidarietà, hanno intrapreso lo sciopero di due ore, mentre i colleghi impedivano ai camion di scaglie di entrare.

Per sindacati e lavoratori qualcosa non torna nella decisione della proprietà. La Massa Minerali, infatti, fino a qualche mese fa era di proprietà della Imerys Minerali Spa, altra azienda leader del settore, che nel febbraio ha ceduto la completa proprietà alla concorrente, la Omya Spa. Il licenziamento è arrivato quindi a distanza di due mesi dall’acquisizione. “La compravendita – spiega Roberto Venturini della Fillea Cgil – è stata eseguita dalla Omya garantendoci che non sarebbe stata fatta alcuna macelleria sociale. È chiaro che non siamo più ai tempi d’oro e con il passaggio di proprietà potevamo aspettarci, anche se non ne avevamo mai parlato, della procedura di mobilità per quattro o cinque dipendenti. Tutto, ma non una cessazione di attività. È completamente immotivata. Anche perché stiamo parlando di una crescita della produzione da 250mila a 300mila tonnellate di carbonato di calcio. Il licenziamento improvviso di 38 persone è veramente incomprensibile. Sembra essere una operazione per acquisire clienti e nuove fette di mercato, tutto a scapito però dei lavoratori. E stiamo parlando di ben 38 persone”. “Io lavoro qui da 15 anni – racconta un altro dipendente che rischia adesso il licenziamento, Michele Pucciarelli – e da allora l’anno dove abbiamo prodotto di più è stato il 2013, quindi non si spiega questa mossa. A maggior ragione perché ce lo comunicano con un fax”.

Anche il sindaco di Massa, Alessandro Volpi, appena ricevuta la notizai, si è precipitato in fabbrica. “E’ una cosa incredibile – commenta il primo cittadino – è una procedura totalmente inattesa, abbiamo avuto incontri con l’azienda ma non ci hanno mai comunicato una situazione del genere. E’ una cosa che va affrontata con la massima urgenza, stiamo parlando di trentotto persone licenziate su due piedi, è una cosa particolarmente grave”.

Trentotto persone adesso rischiano quindi il licenziamento e aprono così un altro tassello nel quadro dell’emergenza occupazionale nel territorio apuano costellato di aziende chiuse. Un quadro che parla di persone, come Paolo, dipendente Omya, che con un filo di voce racconta al Fattoquotidiano.it: “Lavoro in questa azienda da 37 anni e dovevo essere in pensione già da un anno e mezzo, ma per colpa della riforma Fornero ci andrò nel 2017. O meglio, ci sarei dovuto andare. Il condizionale è d’oBbligo, perché con questa brutta notizia non so più davvero cosa succederà”.

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