L'ex candidato premier a Bologna per parlare all'assemblea dei giovani amministratori dell'Emilia Romagna e ai volti scelti per correre per Bruxelles non risparmia le sue perplessità sui modi di Matteo Renzi. E a distanza risponde al premier: "Non mi ricordo una sinistra che sia stata ferma. Può aver fatto degli errori, ma quando è stata al governo ha agito"
“Più discussione delle scelte per le candidature Europee“. L’ex candidato premier del Partito democratico Pier Luigi Bersani arriva a Bologna e non si risparmia le critiche ai modi di fare di Matteo Renzi: “La logica di mettere cinque donne in cima alle liste si comprende, ma queste scelte potrebbero maturare in un clima di maggior discussione”. Una decisione che il premier, secondo le ricostruzioni, ha deciso da solo, stravolgendo i nomi già pronti per essere approvati a poche ore dalla direzione nazionale. E Bersani, che in mattinata ha partecipato alla convention della minoranza Pd a Roma, non risparmia le sue perplessità.
L’ex segretario democratico torna per la prima volta a Bologna dopo la convalescenza dall’emorragia cerebrale che l’ha colpito tre mesi fa. Ad aspettarlo una platea di almeno 120 ragazzi che hanno partecipato all’Assemblea dei giovani amministratori dell’Emilia Romagna, organizzata dai Giovani Democratici per lanciare le elezioni europee ed amministrative del Pd. E dopo i dubbi sulla formazione delle liste, ha poi replicato a distanza alle parole del premier che, a Torino per l’apertura della campagna per le Europee, aveva detto che la sinistra che non cambia diventa destra. “Io non ricordo una sinistra che sia stata ferma, può aver fatto degli errori, ma quando ha avuto responsabilità di governo io credo che le uniche riforme che si sono viste negli ultimi trent’anni siano state fatte dall’Ulivo. E’ giusto stimolare sempre a muoversi, questo sì, a cambiare, a prendere atto degli errori, dei limiti, a cercare di fare per il meglio. Quindi se questo è l’incitamento, io lo prendo volentieri”.
Interpellato poi sul post Vasco Errani in Emilia Romagna (dopo 3 mandati di seguito dell’attuale Presidente della Regione) all’inizio ha scherzato (“Perché Errani va via? Allora si può fare Bersani. Facciamo un po’ per uno”) ma poi ha dato la sua ricetta: “Sono convintissimo che Errani non vedrebbe l’ora di passare il testimone, dicendo però la sua sulle cose da cambiare. Perché non bisogna pensare che un amministratore non veda cosa c’è che non va e cosa c’è da cambiare”.
Insomma per Bersani dopo Errani, l’Emilia Romagna deve ripartire proprio da Errani: “Sono sicuro che avrebbe la voglia e la capacità per dire la sua. E quindi mi aspetto, come è sempre stato, che il Pd organizzi un appuntamento o più che consentano di scegliere non solo una persona” ma per “ragionare su come mandare avanti le cose in una regione che ha mostrato anche in questi anni una capacità d’innovazione, che non si è’ seduta sugli allori, che ha affrontato difficoltà e che ha ancora parecchi problemi”. Sull’opportunità di fare o meno le primarie per scegliere il prossimo governatore dell’Emilia Romagna ha risposto: “Si possono anche non fare ma il partito a quel punto deve motivarlo, perché la gente se le aspetta”.
Quella di via Rivani, è stata una giornata in cui scambiarsi consigli ed esperienze sull’amministrazione degli enti locali a cui hanno partecipato sia i candidati alla poltrona di sindaco in regione che ad un seggio al Parlamento Europeo, come l’europarlamentare Salvatore Caronna, Paolo De Castro e la civatiana Elly Schlein. Presenti anche il segretario del Pd bolognese Raffaele Donini; i due segretari dei Giovani Democratici, quello regionale Vinicio Zanetti e quello provinciale Alberto Aitini, che hanno fatto gli onori di casa; il vicepresidente della Provincia Giacomo Venturi e il presidente del Consiglio provinciale Stefano Caliandro. Un parterre a schiacciante maggioranza cuperliana: assente il neo-renziano Daniele Manca, sindaco di Imola, annunciato alla vigilia, il sindaco di Bologna Virginio Merola, anche lui sostenitore del premier, e il renzianissimo Stefano Bonaccini (ex bersaniano), scelto da Renzi per far parte della nuova segreteria Pd (responsabile Enti locali) e del “nuovo verso” e segretario uscente del Pd emiliano-romagnolo. Bonaccini, che era annunciato nel programma dell’evento bolognese, era invece a Torino insieme al premier.
“Faremo la campagna elettorale tutti uniti” ha assicurato l’europarlamentare Caronna -, i giovani democratici “sono fondamentali in una fase di disaffezione della politica”. “Un argine a Grillo? Gli elettori del M5S vanno rispettati, esprimono un bisogno di cambiamento e molte istanze giuste, ma il gruppo dirigente del M5S sta tradendo queste aspettative”. Sull’Europa – aggiunge il candidato De Castro – i populismi “ci raccontano tutti i giorni un sacco di fesserie”.
Ai giovani candidati alle amministrative sono arrivati consigli preziosi anche da Bersani e Donini. “Fatevi una domanda – ha raccomandato loro Bersani – vi piace la gente? Se sì piacerete anche voi alla gente, altrimenti riposatevi”. E ancora: “Non bisogna fare gli amministratori ma essere amministratori e ricordate che dovete qualcosa anche a chi vi ha preceduto e ci ha creduto”. Donini si è rivolto così ai giovani del Pd: “Non smettete di coltivare le vostre ambizioni, non per voi ma per le comunità che rappresentate. Non vogliamo occupare poltrone o vincere contro qualcosa o qualcuno. Ricordate che il destino dei vostri cittadini è anche il vostro”.
Fra i giovani anche Elly Schlein, classe 1985, candidata alle europee, civatiana di ferro e nella direzione nazionale Pd che critica apertamente il decreto lavoro del Governo Renzi: “Va nella direzione opposta al jobs act in cui era previsto il contratto unico a tutela crescente come risposta alla precarietà, in più con gli otto contratti rinnovabili rischia di cristallizzare le cattive pratiche sul lavoro che colpiscono la mia generazione, impedendogli una progettualità futura”. Sulla campagna per le Europee assicura: “Sarà un’esperienza collettiva e condotta in strada a parlare con la gente”.
Tra i giovani aspiranti amministratori, Davide Ranalli, 28 anni, candidato sindaco del centrosinistra a Lugo (Ravenna), in politica da quando aveva 14 anni. Il suo programma punta sul lavoro e sulla cultura. “La politica ha bisogno di passione e onestà e di una nuova visione rispetto al mondo che è cambiato” dice. Per il comune di Sant’Arcangelo di Romagna (Rimini), la giovanissima Alice Parma, 26 anni, iscritta a Giurispudenza a Bologna, candidata del centrosinistra. In cima alle sue priorità, lavoro, servizi sociali e agricoltura. A sfidarla Luigi Berlati che, nella scorsa amministrazione era nel Pd ma, dopo aver fatto commissariare il comune votando contro il Bilancio, ora si presenta nelle liste di Fi. “La politica – dice Parma – è trasparenza, umiltà e dialogo coi cittadini”.