Ancora tensione in Ucraina tra il governo di Kiev e la Russia di Putin. E’ stata avviata una “operazione antiterrorismo iniziata a Sloviansk” città dell’est del Paese, dove nelle scorse ore uomini armati filo-russi hanno occupato edifici dei servizi di polizia e di sicurezza. La notizia è stata diffusa dal ministro degli Interni ucraino, Arsen Avakov, sulla sua pagina Facebook: “L’operazione ha provocato morti e feriti da entrambe le parti. Da parte nostra” si registra la morte di “un ufficiale dei servizi di sicurezza Sbu e almeno cinque feriti”. Tra i separatisti, invece, c’è un “numero non precisato di vittime”, ha proseguito. Tra i feriti nelle file delle forze pro-europee ucraine anche il “capo del centro di terrorismo Sbu”.
Il ministro ha riferito anche di “separatisti che si nascondono dietro civili, usati come scudi umani“. Una situazione delicata che rischia di creare numerosi problemi ai tentativi di dialogo. Mosca ha ammonito che l’uso della forza da parte di Kiev nel sud-est dell’Ucraina rischia di far saltare gli sforzi per una soluzione diplomatica della crisi, compresa la riunione prevista il 17 aprile a Ginevra tra Usa-Russia-Ue-Ucraina. “L’ordine di usare l’esercito per sopprimere le proteste nell’Ucraina orientale è vergognoso” ha detto il ministro degli esteri russo Lavrov, che poi ha spiegato come Mosca intende portare la crisi nel sud-est ucraino al Consiglio di sicurezza dell’Onu e all’Osce per una discussione urgente. “La Russia”, ha commentato a sua volta il presidente ucraino ad interim Oleksandr Turcinov, “conduce una guerra contro l’Ucraina. E’ stato versato il sangue nella guerra che la Russia conduce contro l’Ucraina. Il consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa ha preso la decisione di lanciare una operazione antiterrorismo su larga scala con l’uso delle forze armate nell’Ucraina orientale”.
Ieri sera il ministro aveva denunciato una “aggressione” russa e il Consiglio di Sicurezza di Kiev si era riunito per più di tre ore, in seguito agli attacchi nell’est, ma nessuna decisione era stata ufficialmente annunciata al termine dell’incontro. Dalla Francia arriva l’avvertimento che saranno decise “nuove sanzioni in caso di un’escalation militare”. Come del resto hanno fatto gli Stati Uniti: il segretario di Stato americano, John Kerry, ha detto al telefono al ministro degli Esteri russo, Serghey Lavrov, che se Mosca “non prenderà misure per ridurre la tensione e non ritirerà le sue truppe dal confine” dovrà affrontare “ulteriori conseguenze”. Kerry ha espresso “profonda preoccupazione” per il fatto che gli attacchi dei miliziani filo-russi nell’est appaiono “orchestrati” visto che sono stati condotti “con armi russe e indossando le stesse uniformi usate dalle forze russe che hanno invaso la Crimea“.
Dal canto suo, Lavrov ha avvertito che, se Kiev userà la forza contro i filo-russi nel sud-est dell’Ucraina, Mosca non parteciperà alla riunione ministeriale a quattro (Russia, Ucraina, Stati Uniti e Ue) per avviare un negoziato sulla crisi ucraina in programma giovedì a Ginevra per cercare una via d’uscita dalla crisi. Intanto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, ha lanciato un appello ad “abbassare la tensione in Ucraina”, avviando il dialogo. Il numero uno delle Nazioni Unite si è detto “molto preoccupato” per “i rischi crescenti di scontri violenti” e ha invitato “tutte le parti coinvolte a adoperarsi per abbassare la tensione e far rispettare lo Stato di diritto, esercitando la massima moderazione”. “L’Onu”, ha assicurato Ban, “è pronta a sostenere una soluzione pacifica della crisi”.
Mosca continua a negare di avere militari o agenti segreti nella sempre più ribelle Ucraina del sud-est, come accusano all’unisono Kiev, Usa e Nato, ma la posizione del Cremlino diventa sempre meno credibile di fronte alla diffusione di filmati amatoriali e di testimonianze oculari. E alla dinamica dei blitz con cui cadono uno dopo l’altro i palazzi del potere. Il copione sembra analogo a quello della Crimea, ‘invasa’ da migliaia di uomini con anfibi, mimetica ed elmetto o passamontagna senza distintivi. Ed armi russe, non in dotazione all’esercito ucraino, come i kalashnikov con lanciagranate. ‘Uomini verdi’, come venivano soprannominati in Crimea, capaci di agire con tempi e modalità da professionisti. Per Mosca la linea è sempre la stessa: sono “forze di autodifesa” locali, spontanee. Ma pochi ci credono, anche dopo i recenti arresti di presunte ‘spie’ russe infiltrate nel sud-est ucraino. Lo stato maggiore di Kiev è convinto che si tratti di ‘spetsnaz’ (forze speciali) del Gru, il servizio segreto militare russo, l’intelligence più grande e misteriosa del Paese. Le sue unità speciali hanno combattuto in Afghanistan, in Cecenia e in Georgia, e rispondono direttamente al capo di Stato maggiore, una delle tre persone che ha accesso alla valigetta nucleare. La segretezza del Gru è leggendaria, tanto da non avere un sito internet né un portavoce, a differenza delle altre strutture di sicurezza.
A vedere i video finiti su Youtube, peraltro già in parte bloccati in Russia, si stenta a credere che quelli entrati in azione in varie città della regione di Donetsk siano semplici cittadini. Basta dare un’occhiata al blitz nella stazione di polizia di Kramatorsk o di Sloviansk, dove gli uomini mascherati e armati usano tecniche tipicamente militari da truppe d’assalto. Non è escluso il contributo di ex poliziotti ed ex militari ucraini filorussi, a partire dagli agenti anti sommossa Berkut, sciolti da Kiev e prontamente ingaggiati da Mosca. Non è ancora chiaro se Putin voglia prendersi anche il sud-est ucraino, ma a molti osservatori appare evidente che Mosca asseconderà una ‘strategia della tensione’, a tutti i livelli, finché non avrà ottenuto ciò che vuole: un’Ucraina federale e neutrale, per evitare di farla uscire completamente dalla propria sfera di influenza e ritrovarsi con la Nato ai confini. Kiev è certa che nelle rivolte nel sud-est siano coinvolti i servizi segreti russi e promette di portare “ampie prove” all’incontro del 17 aprile a Ginevra con Usa, Russia e Ue. Sempre che Mosca non lo faccia saltare.