Mentre era latitante facevano sapere che era all’estero per curarsi. Adesso che a Marcello Dell’Utri stanno per convalidare l’arresto in Libano, un altro caso di malattia rischia invece di far slittare l’udienza della Corte di Cassazione prevista per domani. Una sorta di sliding doors vitale per il fondatore di Forza Italia, che però potrebbe slittare. Oltre a Massimo Krogh, che risulta ricoverato in una clinica, anche Giuseppe Di Peri ha allegato alla richiesta di rinvio un certificato medico che proverebbe la sua incapacità a partecipare all’udienza di domani. Il terzo legale storico di Dell’Utri, l’avvocato Pietro Federico, non risulterebbe invece in possesso della delega per partecipare all’udienza in Cassazione. Come dire che gli ermellini dovrebbero giudicare l’ex senatore senza alcun legale in aula. L’ipotesi che si spinga per un rinvio oltre il giugno prossimo, data cruciale che sancirebbe la prescrizione del reato ascritto al fondatore di Forza Italia, è in realtà poco probabile: la Corte di Cassazione – come già avvenuto nel caso della frode fiscale imputata a Berlusconi – ha in ogni caso l’obbligo di non far maturare i termini della prescrizione, fissando una nuova udienza prima che ciò avvenga. La decisione se accettare o meno le richieste dei legali di Dell’Utri sarà comunque presa all’inizio dell’udienza di domani.
Udienza cruciale per il destino dell’ex senatore, condannato in appello a sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa Nostra, al momento ancora in stato d’arresto a Beirut, dove la moglie e il figlio lo hanno raggiunto. Localizzato all’hotel Phoenicia alle dieci e trenta di sabato mattina dopo 48 ore di latitanza, Dell’Utri avrebbe dovuto comparire davanti ai giudici a Beirut stamattina nell’udienza per la convalida dell’arresto, che però non si è tenuta. “In linea di principio” potrebbe rimanere in stato di arresto a Beirut fino alla decisione finale sulla richiesta di estradizione dall’Italia. Lo ha sottolineato il procuratore generale della Cassazione libanese Samir Hammud. “Fino alla ricezione del dossier con la richiesta di estradizione non ho nemmeno l’obbligo di vedere il detenuto per un’udienza”.
Il fondatore di Forza Italia potrebbe anche decidere di consegnarsi di sua spontanea volontà nella mani delle autorità italiane e fare rientro nel nostro Paese, mentre le complesse procedure per l’estradizione, garantita da un trattato bilaterale firmato nel 1975, inizieranno in ogni caso dopo la sentenza della Cassazione (e questo è uno dei motivi per cui la richiesta di rinvio dell’udienza provoca polemiche). Che a questo punto diventa doppiamente cruciale per il destino dello storico sodale di Silvio Berlusconi. A prendere in esame il caso di Dell’Utri sarà la prima sezione della Suprema Corte, presieduta da Maria Cristina Siotto che recentemente ha assolto gli ex vertici del Sismi Nicolò Pollari e Marco Mancini dalla vicenda Abu Omar.
La pubblica accusa sarà rappresentata in aula dal sostituto procuratore generale Aurelio Galasso, mentre Maurizio Barbarisi, Margherita Cassano, Antonella Patrizia Mazzei e Giuseppe Locatelli, come scrive il quotidiano Il Messaggero, sono gli altri giudici che prenderanno in esame il caso Dell’Utri. Quella dell’ex senatore è una vicenda giudiziaria complessa cominciata vent’anni fa. Già nel marzo 2012 la corte di cassazione si era pronunciata, applicando parzialmente il bollo dell’incontrovertibilità alle accuse mosse contro Dell’Utri, riconosciuto colpevole di essere il trait d’union tra Cosa Nostra e Berlusconi fino al 1977. “Tuttavia – scrissero i giudici – va dimostrata l’accusa di concorso esterno per il periodo in cui il senatore di Forza Italia lasciò Fininvest per andare a lavorare per Filippo Alberto Rapisarda, tra il 1977 e il 1982″. Mancava, per la condanna definitiva, la prova della continuità del reato. Una nuova corte d’appello, secondo i dettami della Cassazione, avrebbe dovuto provare anche il rapporto di “reciproco interesse” intrattenuto tra le cosche e Dell’Utri tra il 1982 e il 1992, periodo in cui l’ex senatore torna a lavorare da Berlusconi continuando ad avere contatti provati con esponenti dell’organizzazione criminale.
Ed è per questo che l’ex presidente di Publitalia è stato processato una seconda volta in appello, dove la corte presieduta da Raimondo Lo Forti gli ha inflitto una nuova condanna nel marzo 2013. Adesso la palla passa di nuovo agli ermellini. Nel caso di una conferma della condanna di secondo grado, Dell’Utri sarebbe a tutti gli effetti un pregiudicato per fatti di mafia, l’istanza di estradizione sarebbe con ogni probabilità accelerata e per l’ex senatore si aprirebbero le porte del carcere. La Cassazione potrebbe però anche annullare nuovamente la seconda sentenza d’appello ordinando un nuovo processo. E in quel caso l’ex senatore, nel frattempo ancora in stato d’arresto a Beirut, potrebbe iniziare a sperare nella prescrizione, probabilissima a questo punto, che per il reato contestato a Dell’Utri scatta il 30 giugno del 2014. La terza possibilità invece è l’annullamento senza rinvio della condanna: nonostante la sentenza del marzo 2012, che applica il bollo della certezza ai proficui rapporti tra Dell’Utri e i boss mafiosi fino al 1977, l’ex senatore sarebbe assolto. Evitando, almeno per il momento, di passare sette anni in carcere.
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