Si è dimesso Stefano Domenicali, direttore della gestione organizzativa della Ferrari. Dal 2008 l’allenatore, il principale responsabile del reparto corse della scuderia del cavallino rampante, quando prese il posto di Jean Todt attuale presidente della Fia. Se questo è un terremoto vero e proprio, o la prima scossa di un sisma che coinvolgerà anche personalità di rilievo, vedi l’attuale presidente Luca Cordero di Montezemolo, lo si saprà solo nelle prossime settimane. Domenicali, facile da comprendere, paga il pessimo avvio di campionato della squadra: mai sul podio nelle tre gare finora disputate, Australia, Malesia e Bahrain. E soprattutto una macchina, la F14T che in queste prime uscite è sembrata la peggiore del lotto delle contendenti, ben dietro la sorprendente Mercedes e la Red Bull.
Un solo primo posto nel Mondiale costruttori in sei anni di Formula Uno è decisamente poco per Maranello, considerando poi che a livello di piloti si possono contare solamente i tre secondi posti in classifica di Alonso e quello di Massa nel 2008. Mai una vittoria finale, mai una macchina che sembrasse poter essere padrona della pista, anche quando il primo gradino del podio finale è stato sfiorato. Questo paga Stefano Domenicali, che in Ferrari ha cominciato a lavorare nel 1991 nel dipartimento amministrativo scalando poi posizioni su posizioni fino ad assumerne il ruolo più rappresentativo. Ma le monoposto in questi ultimi anni non hanno scalato posizioni come lui, anzi, e per questo paga colpe che non sono solo sue, che sono evidentemente strutturali.
A sostituirlo sarà Marco Mattiacci, umbro, ex dirigente del dipartimento Asia-Pacifico della Ferrari (dal 2006 al 2010) e da allora presidente della divisione commerciale Nord America. Un uomo di strategie commerciali, non ha però esperienze di campo e sarà coadiuvato dall’ingegner Colletta. E questo è il punto, secondo Leo Turrini, il giornalista del QS che per primo ha dato la notizia dell’avvicendamento: Mattiacci sarebbe l’uomo scelto da Torino (o dall’Aia, o da Detroit, dipende dove volete collocare Sergio Marchionne) nell’ambito di una più radicale ristrutturazione dell’intero reparto corse che potrebbe presto coinvolgere i piani alti. Ovvero Montezemolo.