Il vicesindaco reggente di Firenze Dario Nardella, braccio destro di Matteo Renzi e suo successore in pectore a Palazzo Vecchio, si è dimesso da deputato. Anzi no. Il parlamentare democratico risulta infatti ancora formalmente in Parlamento malgrado abbia da oltre un mese espresso la sua volontà di lasciare Montecitorio. Fino a che l’Aula non voterà le sue dimissioni, infatti, resterà a tutti gli effetti deputato. La lettera di dimissioni al capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza era stata consegnata lo scorso 26 febbraio e dopo alcuni giorni era seguita una lettera alla presidente Laura Boldrini. A parlare – polemicamente – di “giallo” è l’ex assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti, ex Idv passata con Centro Democratico e adesso candidata a sindaco di Firenze con il sostegno della lista civica “La Scaletti sindaco” e di “Fare per fermare il declino”.

L’uscita di Nardella dal Parlamento non sembra ancora essere all’ordine del giorno: “Non trovo la calendarizzazione delle sue dimissioni da parte della Conferenza dei capigruppi alla Camera, dove il Pd – dice – ha da solo la maggioranza assoluta”. Al vicesindaco perciò viene chiesto di chiarire “definitivamente e coi fatti che non esiste un doppio ruolo che tanto offenderebbe il Paese e la città”. Ci si chiede infatti se sia giusto che un parlamentare “che taglia nastri come sindaco facente funzione e non è mai presente a Roma, continui a prendere indennità e rimborsi spese per un compito che non svolge”. Scaletti sottolinea inoltre la contraddizione tra un premier “che dice di voler sforbiciare a velocità stratosferica i costi della politica” e un Nardella che sforbicia soltanto “nastri delle inaugurazioni”. Il “dubbio” poi che il vicesindaco “continui a percepire lo stipendio da deputato pur non esercitando – affonda Scaletti – risulta una macroscopica contraddizione”. Scaletti sottolinea inoltre come dallo scorso 14 marzo Nardella risulti entrato a far parte della commissione parlamentare dedicata alle Politiche europee.

Cosa risponde Nardella? “Ho già presentato le dimissioni formali per scritto sia al capogruppo che alla presidente Boldrini – ribadisce ilfattoquotidiano.it – Tocca all’Aula calendarizzarle come previsto dai regolamenti”. Nardella rende inoltre noto di “aver sollecitato la calendarizzazione“. Questo perché in caso di mancata elezione “non voglio avere questo paracadute”. Poi conclude: “Sarò uno dei rarissimi casi di deputato che si dimette prima del voto. Tutti gli altri, di tutti i partiti, di solito si dimettono dopo”. Nelle settimane scorse Nardella aveva sottolineato come le sue dimissioni non sarebbero affatto obbligatorie: “La legge non mi obbliga a questo atto ma ritengo giusto farlo. E’ giusto rischiare, come sta facendo il governo Renzi”.

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