La partita sul voto di scambio è finita ai rigori. Fischio dell’arbitro e fine dei giochi. È rimasto solo il Movimento 5 Stelle a dare ancora battaglia, mentre tutti sono ormai negli spogliatoi. In questi 400 giorni, tanti ne sono trascorsi dalla presentazione della prima proposta in Parlamento, la norma è transitata tre volte tra Camera e Senato, ogni volta suscitando una polemica diversa. Berlusconi veniva condannato, Letta veniva dimesso, il Pdl divorziava da se stesso e l’ormai famosissimo 416 ter finiva ad ogni passaggio schiacciato o dilatato come una fisarmonica. Promettere voti o procacciarli? Solo voto di scambio o anche disponibilità del politico? E poi, quanti anni di pena?

L’ultima versione del testo, quella che martedì sarà votata in Senato, piace all’Anm, alla Direzione nazionale antimafia (il nuovo capo Roberti l’ha definita “una norma perfetta”) e persino al magistrato Raffaele Cantone, neo presidente dell’Autorithy sulla corruzione, che era stato tra i più critici sulla prima formula approvata dalla Camera. I senatori Pd, che pure parlano di accordo al ribasso, hanno promesso di votarlo. Forza Italia esulta, come se avesse vinto la lotteria. E Grillo parla di morte del 416 ter: i 5 stelle si preparano per martedì a cacciare “Fuori la mafia dallo Stato”.

L’ultima versione del reato di voto di scambio punisce il politico che paga, o semplicemente “promette”, denaro o “altra utilità” in cambio della promessa di voti mafiosi con una pena da 4 a 10 anni. Il nuovo testo è decisamente più ampio dell’esistente perché colpisce l’accordo tra il politico e il mafioso e introduce le “altre utilità” come contropartita rispetto al solo denaro. Ma c’è un alleggerimento delle pene che da 7-12 anni passano a 4-10. Si poteva essere più severi? Assolutamente sì. Bastava lasciare le pene per come sono oggi. La riduzione delle sanzioni, anche se avvalorata dal parere di illustri magistrati, suscita più di una perplessità. Anche presso l’associazione Libera che con la campagna Riparte il futuro ha chiesto e sostenuto con forza la modifica della norma sul voto di scambio. Con 4 anni non scatta l’interdizione perpetua ai pubblici uffici e poi c’è sempre la prescrizione in agguato. Ed è difficile che una pena così esigua si traduca effettivamente nella detenzione in carcere.

In pratica, in futuro, nel caso di contestazione del 416 ter i condannati riceveranno un trattamento più favorevole. Questo vuol dire aver dato una mano alla mafia? Lo stesso Antonio Ingroia, che su Il Fatto Quotidiano del 12 aprile stronca il testo e parla di “ricatto di Forza Italia“, parla comunque di nuna formulazione “migliore della norma in vigore”. Con la nuova norma, a fronte di pene più soft, ci sarebbero comunque molti più processi e, assicurano diversi pm impegnati in indagini sui rapporti tra mafia e politica, l’accusa avrebbe in mano uno strumento in più, fondamentale per arrivare alle condanne. “Forse siamo passati da un eccesso all’altro” confida Rosaria Capacchione, giornalista anticamorra e senatrice Pd “La prima stesura della norma uscita dalla Camera non mi convinceva affatto. Sono stata tra i primi a dirlo, perché richiedeva una prova diabolica. Il testo licenziato dal Senato era invece molto avanti e molto ambizioso. Restiamo ancora convinti della sua bontà ma in una normale dialettica politica ci può stare che la Camera lo modifichi arrivando al testo attuale”. Allora dov’è il regalo alla mafia? Secondo il movimento 5 stelle sta in quelle pene alleggerite e nella scomparsa della punibilità della sola “disponibilità” del politico verso la mafia. Un passaggio su cui gli ex Pdl si sono stracciati le vesti ritrovando una vecchia sintonia.

Ma non sono stati i soli, per la verità. Accanto a Brunetta che prometteva emendamenti a valanga, si è fatta sentire anche l’associazione nazionale magistrati che attraverso il suo presidente Sabelli ha lanciato l’allarme sulla formula della “disponibilità” del politico. Quella dicitura “avrebbe creato non pochi problemi”, ci spiega Piergiorgio Morosini, magistrato di lunga esperienza e gup per il processo sulla trattativa Stato-Mafia. “Più volte la Cassazione ha dichiarato il concetto troppo friabile e perciò contrario ai principi costituzionali”. Secondo Morosini anche le proteste sull’abbassamento delle pene sono demagogiche, “perché già oggi i processi per concorso esterno, quando riguardano lo scambio tra sostegno elettorale e appalti o favori, arrivano comunque a condanne di 6, 7 o 8 anni. Ossia pene comprese nella forchetta prevista dalla nuova norma”. A suo parere le nuove pene sono proporzionate, se si ritiene che “fare parte in maniera stabile di un’associazione mafiosa è un reato più grave dello scambio puntuale tra un politico e un mafioso. Così come più grave è il concorso esterno, che infatti ha pene più alte, rispetto ad una promessa”.

Non mancano però le voci fuori dal coro, come quella del magistrato anticamorra Alessandro Milita, il pm del processo Cosentino. Che giudica un “danno” l’eliminazione del riferimento alla “disponibilità” del politico verso il mafioso: “Se ho un’intercettazione in cui il mafioso offre il proprio sostegno elettorale e il politico assicura ‘Sto a disposizione'”, ha spiegato a repubblica.it, “io – fatta salva la serietà dell’accordo, e la ricerca rigorosa della prova – con il testo originario all’esame dalla Camera avevo uno strumento in più per sanzionare l’accordo”.

Tutti, tranne i grillini, assicurano che martedì in Senato il testo sarà approvato in via definitiva. Il Pd ha ritirato i suoi emendementi e si è astenuto sugli altri. E la ghigliottina decisa da Calderoli ha messo la parola fine su ogni altra discussione. Ormai bisogna fare presto, per arrivare pronti alle prossime elezioni, dice il Pd. Lo ripetono anche i magistrati e lo chiede con forza l’associazionismo. La nuova norma consentirà di punire lo scambio di promesse elettorali, cosa che oggi, nei fatti, non avviene mai. E dopo 22 anni l’Italia avrà un nuovo 416 ter, che non è sicuramente perfetto, ma che contiene quel riferimento allo scambio di promesse che i deputati del Pdl, quando il loro leader Berlusconi era ancora saldo al comando, hanno provato ad osteggiare in ogni modo. Ma allora perché l’onorevole Brunetta dice di aver festeggiato? Prova a rispondere la Capacchione. “Brunetta esulta perché hanno corso il rischio di una norma ben più ampia, che tipizzava il voto di scambio..”, dice. Chi si accontenta, gode.

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