Gioielli, viaggi, un’auto con autista e anche il pagamento di spese di lavanderia. Tutto questo accettava per sé, secondo l’accusa, l’attuale prefetto di Benevento, Ennio Blasco. Obiettivo: favorire imprese di vigilanza privata. Emerge dalle indagini della Guardia di finanza che hanno portato all’arresto (ai domiciliari in un appartamento privato della provincia di Avellino) di Blasco e di tre imprenditori, Carmine e Carlo Buglione e il cognato di quest’ultimo, Erasmo Caliendo. Indagato, invece, Antonio Buglione, fratello di Carmine e Carlo, imprenditore rapito nel 2010 da una banda di sardi e poi liberato.. L’ inchiesta riguarda presunti episodi corruttivi su certificazioni antimafia quando Blasco era prefetto di Avellino fra il 2009 e il 2011.
Nel 2001 il prefetto Ennio Blasco trascorse otto giorni nel carcere di Poggioreale e otto ai domiciliari per una inchiesta su presunte irregolarità nelle rottamazioni negli autoparchi a Napoli. La sua posizione fu archiviata e Blasco fu anche risarcito per ingiusta detenzione. La settima sezione della Corte di appello di Napoli, nel febbraio 2004, gli riconobbe, a titolo di riconoscimento, la somma 25.600 euro.
Aggiornamento
In data 10 ottobre 2018 il Tribunale di Avellino ha dichiarato non doversi procedere nei confronti, tra gli altri, di Ennio Blasco, in ordine ai reati a lui ascritti e a cui fa riferimento l’articolo, perché estintisi per intervenuta prescrizione.