La Procura generale aveva espresso "parziale dissenso". Ora il ministero della Giustizia invierà un dossier a Beirut per chiedere di lasciare all'Italia il fondatore di Forza Italia prima della sentenza definitiva. Intanto i legali fanno ricorso contro l'arresto
Il timer ha iniziato la sua ultima corsa. L’ora X per Marcello Dell’Utri questa volta è fissata per il 9 maggio. Così ha deciso la prima sezione della Corte di Cassazione che ha rinviato l’udienza per esprimersi sulla condanna dell’ex senatore, dopo che nella giornata di ieri i suoi legali, gli avvocati Giuseppe Di Peri e Massimo Krogh, avevano inviato due certificati medici che sancivano la loro indisponibilità fisica. Gli ermellini hanno dunque rinviato tutto di tre settimane, nonostante il parziale dissenso espresso dal sostituto procuratore generale Aurelio Galasso. E mentre il timer ha ripreso l’ultima corsa verso la sentenza definitiva, la partita dell’estradizione di Dell’Utri, oggi detenuto a Beirut, rimane ancora aperta. Il ministero di Grazia e Giustizia dovrà inviare un dossier alle autorità del Libano, Paese in cui non esiste alcuna udienza di convalida dell’arresto.
Intanto i difensori di Dell’Utri, Massimo Krogh e Giuseppe Di Peri, hanno impugnato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla corte d’appello di Palermo nei confronti dell’ex senatore. Il tribunale del riesame entro 10 giorni deve fissare l’udienza per la trattazione del procedimento e decidere sulla richiesta.
I giudici libanesi valuteranno gli indizi che hanno portato le autorità italiane a chiedere l’arresto di Dell’Utri. E nonostante esista dal 1975 un trattato che regola i rapporti tra Italia e Libano, l’analisi degli elementi a carico di Dell’Utri si presterà ad una serie di valutazioni delle autorità locali. La richiesta di estradizione per il fondatore di Forza Italia è stata elaborata infatti solo sul mandato di custodia cautelare spiccato dai giudici della corte d’appello di Palermo: come dire che gli elementi forniti saranno valutati con la massima discrezionalità dalle autorità locali. Appare dunque altamente improbabile che l’estradizione per l’ex presidente di Publitalia possa essere accordata prima della sentenza definitiva della Cassazione. Se invece gli ermellini non avessero rinviato l’udienza, condannando in via definitiva Dell’Utri, si sarebbe aperta un’altra partita: via Arenula avrebbe inviato un’altra richiesta di estradizione, questa volta basata su una sentenza definitiva, e i tempi per il rientro di Dell’Utri in Italia si sarebbero accorciati. Una richiesta del genere però potrebbe essere avanzata a questo punto solo dopo il 9 maggio, cioè tre giorni prima che Dell’Utri raggiunga il limite massimo di un mese di carcerazione. L’ex senatore è stato arrestato dai servizi di intelligence libanese il 12 aprile scorso: secondo la giurisprudenza locale, per casi simili, il limite massimo di carcerazione prima di concedere l’estradizione è fissato in trenta giorni. Gli inquirenti italiani avrebbero quindi solo 72 ore per far valere una nuova richiesta di estradizione basata sulla granitica condanna definitiva, che lascerebbe molta meno discrezionalità di valutazione alle autorità libanesi. Nel frattempo l’altra richiesta di estradizione, quella basata solo sull’ordine di arresto, avrebbe già fatto il suo corso. Un vero e proprio limbo dove ogni ora ha il suo peso sul futuro dell’ideatore di Forza Italia, condannato a 7 anni per concorso esterno a Cosa Nostra. Nel frattempo all’orizzonte si intravede già il 30 giugno 2014, lo spartiacque che farebbe scattare la prescrizione.
Aggiornato dalla redazione web alle 16