Il gran circo per le nomine s’è intrufolato nell’agenda di Palazzo Chigi ancor prima che Matteo Renzi scippasse l’appartamento presidenziale a Enrico Letta. Chi voleva il cambiamento, cioè mandare in pensione i boiardi con oltre tre mandati e introdurre una nuova (e chissà se migliore) squadra di comando, sperava che arrivasse subito Renzi. Questo raccontavano le indiscrezioni, rafforzate dalla famosa lettera del Tesoro spedita come avviso ai naviganti appena un mese fa: incandidabile chi è condannato o imputato per corruzione. Le decisioni di Palazzo Chigi – che ha stilato le liste per i Cda di tre multinazionali quotate più l’arrembante Poste che andrà in Borsa oltre che in aeroporto con Alitalia – confermano il rinnovamento quantomeno anagrafico e fisiognomico. Il giovane di Firenze ha scrostato il vecchio, scegliendo i suoi nomi e cambia sette manager su otto, destina tre donne alla presidenza e dice addio ai vecchi amministratori delegati dopo una decina d’anni di servizio. Della scelta dei presidenti e degli amministratori delegati di Eni, Poste, Enel e Finmeccanica, Stefano Feltri (il Fatto Quotidiano) ne abbiamo parlato in diretta dagli studi del FattoTv con Giorgio Meletti e Carlo Tecce (il Fatto Quotidiano)

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