Ma è solo uno dei quaranta nomi in lizza, tutti pubblicati sul sito del ministero della Funzione pubblica, per iniziativa dal ministro Marianna Madia. Le donne che si fanno avanti sono una dozzina, tra cui l'economista Fiorella Kostoris
Enrico Giovannini tenta il bis, candidandosi alla presidenza dell’Istat per un secondo mandato, dopo avere interrotto il primo, quasi giunto al termine, per diventare ministro del Lavoro nel governo Letta. Ma è solo uno dei quaranta nomi in lizza, tutti pubblicati sul sito del ministero della Funzione pubblica, per iniziativa dal ministro Marianna Madia. Le donne che si fanno avanti sono una dozzina, tra cui l’economista Fiorella Kostoris.
La carica di numero uno dell’Istat è ormai in ballo da circa un anno, ovvero da quando Giovannini lasciò. Pier Carlo Padoan stava per ricoprirla ma, anche in questo caso, impegni di governo hanno avuto la meglio. A pochi passi dall’ufficializzazione di Padoan è infatti arrivata la ‘chiamata’ nell’esecutivo Renzi, come responsabile dell’Economia. E di nuovo la poltrona di via Cesare Balbo è tornata libera. Fino ad oggi la posizione è stata così occupata da un presidente cosiddetto ‘facente funzione’, Antonio Golini, in attesa dell’arrivo del vero e proprio capo.
Tra gli autocandidati, che hanno spedito online la propria manifestazione d’interesse sul sito del ministero della Pa, ci sono diversi economisti, docenti universitari per lo più provenienti dai bacini della Sapienza e dell’Alma Mater. Ma il sistema si basava su un’autocertificazione dei requisiti richiesti per legge, che ora dovranno essere puntualmente verificati. In particolare, c’è da rispettare il requisito di professore ordinario in materie statistiche, economiche ed affini, con esperienza internazionale. Insomma seguirà una fase di controllo per stabilire la legittimità della candidatura. A riguardo Giovannini avrebbe già sciolto con l’Antitrust il nodo di una possibili incompatibilità dopo l’incarico ministeriale. Comunque la scelta sarà fatta tra questi nomi e toccherà al premier proporre il nuovo presidente. La designazione del governo dovrà poi essere sancita dalle commissioni parlamentari di competenza, che dovranno dare l’ok con maggioranza qualificata. Una soglia alta, su cui in un primo momento inciampò anche la nomina di Padoan.