Ma è una presa per i fondelli o dovremmo davvero pensare che la decisione del Tribunale di Milano è la soluzione più equa e ragionevole che una società civile, moderna e liberale potesse esprimere?
Quello che Silvio Berlusconi ha chiesto sin dal primo istante della sua condanna definitiva è il mantenimento della sua cosiddetta “agibilità politica“, una richiesta perfettamente comprensibile dal suo punto di vista e che aveva anche una certa ratio. Quella richiesta l’ha elevata alla politica, l’ha espressa compiutamente al Capo dello Stato, ne ha fatto uno dei punti di discussione nel corso della trattativa con Renzi, insomma ha cercato risposte dai suoi simili. I quali, con un filo di interessata codardia, hanno fatto sempre finta di non sentire. Soprattutto il Presidente del Consiglio, che ha sfruttato cinicamente Berlusconi nel corso della trattativa per le riforme, ma che poi non ha detto una sola parola sulla sua condizione di carcerato al quale veniva negata la politica.
Perché Renzi, con senso delle istituzioni, non ha mai detto che l’uomo con cui ha fatto gli “accordi per il Paese” avrebbe avuto tutto il diritto, seppure privato della libertà personale, di fare egualmente politica, rappresentando molti milioni di italiani?
Questo coraggio Renzi non lo ha avuto, preoccupato di ricevere più insulti che lodi liberali. E così oggi il Tribunale di Milano toglie le castagne dal fuoco sia a lui che a Napolitano, restituendo, con somma gioia di Ghedini e Coppi, l’agibilità politica che il Nostro aveva sollecitamente richiesto. Solo che questa disposizione giudiziaria assume i tratti dell’immensa presa per i fondelli, quando si dice che il rieducando passerà tra i vecchietti di Cesano Boscone soltanto quattro ore del suo tempo, mentre la pancia della settimana – con un rientro alle 23 di giovedì mi raccomando! – se ne starà in quel di Roma, bello sereno con Verdini & C.
No, quattro ore la settimana sono un’offesa a tutti i carcerati. A tutti i cittadini perbene. A tutti i vecchietti di Cesano Boscone.