Il risparmio postale cresce del 4%, a 242 miliardi. E, con parte di quei soldi, la Cassa depositi e prestiti aumenta del 22%, a 28 miliardi, le risorse – finanziamenti, investimenti e garanzie – per enti pubblici, infrastrutture e imprese. Con una particolare attenzione per i comuni e con beneficio del premier, Matteo Renzi, e del sindaco di Torino, Piero Fassino, presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) e consigliere di amministrazione della Cdp. “L’attività di supporto agli enti locali ha subito una forte accelerazione con impieghi per 5,9 miliardi di euro contro i 3,3 miliardi di euro del 2012”, spiega una nota sui risultati 2013 diffusa dalla partecipata del Tesoro. Sulla cifra complessiva, 750 milioni sono finiti nel fondo dedicato alla valorizzazione degli immobili pubblici, che a fine dicembre ha acquistato un pacchetto di edifici demaniali e qualche struttura di pregio da uno sparuto gruppo di comuni. Fra questi Firenze e Torino, che sono così riusciti a intascare un po’ di denaro contante per far quadrare i conti in un momento assai delicato per le amministrazioni locali. Se il mattone degli enti piace in casa Cdp, lo stesso non si può dire invece delle infrastrutture, il cui finanziamento complessivo è sceso a 2,2 miliardi dai 2,8 miliardi di un anno fa “a causa di un minor numero di progetti finanziabili”. In un Paese che di nuove infrastrutture avrebbe, invece, un gran bisogno. E’ andata meglio alle imprese per le quali la Cdp ha impegnato 8,2 miliardi di euro – in deciso aumento rispetto ai 6,7 miliardi di euro dell’anno precedente – a sostegno di export e internazionalizzazione.
“Cdp chiude un triennio particolarmente difficile per il Paese superando i propri obiettivi di contributo alla crescita: 56 miliardi, contro i 43 previsti”, precisa la nota della società, le cui risorse rappresentano l’ultimo salvadanaio disponibile per mettere in atto una seria strategia industriale. Non a caso la questione dell’utilizzo delle disponibilità della Cassa depositi e prestiti, che custodisce una liquidità da 143 miliardi e ha archiviato il 2013 con un utile di 2,3 miliardi, è stata di recente sotto i riflettori del Movimento 5 Stelle, che ha avanzato l’ipotesi di libretti postali vincolati a investimenti specifici che permettano ai risparmiatori di sapere dove vanno a finire i propri soldi. La società cerca “di aiutare a cogliere opportunità di investimenti pubblici che abbiano senso e non, come è successo in passato, investimenti pubblici che siano degli sprechi”, aveva spiegato pochi giorni fa l’ad Giovanni Gorno Tempini, che nel 2013 si è limato lo stipendio a 823 mila euro lordi l’anno (contro il milione di un anno prima). Una cifra ben lontana da quella intascata dal presidente Franco Bassanini, il cui compenso è ammontato a poco più di 236 mila euro.