“Non ci schieriamo dalla parte di chi vince”. Parola di Francesco Gaetano Caltagirone, presidente di Caltagirone Editore, che ha parlato a Roma durante l’assemblea degli azionisti della società. Il Messaggero, ha garantito il costruttore-editore, è un quotidiano “indipendente, non prende posizioni opportunistiche” e in questo momento “è sotto gli occhi di tutti che a Roma sta all’opposizione, perché ha una sua linea che non è quella di chi governa in questo momento (la giunta di Ignazio Marino, ndr). Con grande rispetto ma non ne condividiamo i fondamentali”. E, secondo l’imprenditore, per questo motivo “paghiamo un durissimo prezzo, siamo durissimamente attaccati tutti i giorni e sopportiamo perché abbiamo le spalle grandi, ma soprattutto perché siamo indipendenti”.
Rispondendo ad alcune domande dei soci, Caltagirone ha anche detto che Bnl e Unicredit sono state delle “ottime operazioni finanziarie”, Generali “un medio investimento che ci sta dando soddisfazioni”. L’unica operazione finanziaria che ha portato delle minusvalenze, ha aggiunto, è stata Mps, da cui il numero uno del gruppo editoriale (che della banca senese salvata dal governo Monti con oltre 4 milairdi di aiuti pubblici, era secondo azionista e vicepresidente) uscì precipitosamente nel 2012 poco prima dell’apertura dell’inchiesta sull’istituto per poi spostare l’investimento su Unicredit. Ma “anche là non dico che siamo usciti prima che iniziasse a piovere, ma sicuramente prima che grandinasse”. Quanto all’editrice del Corriere della Sera, Rcs, “non è vero che siamo scappati, ce la siamo venduta perché ci guadagnavamo e abbiamo fatto una grandissima plusvalenza“.
Intanto il bilancio 2013 della sua editrice che oltre al Messaggero pubblica Il Mattino di Napoli, il Gazzettino di Venezia, il Nuovo quotidiano di Puglia e il free press Leggo, a cui gli azionisti hanno dato il via libera, si è chiuso con un rosso di 75,4 milioni di euro anche per effetto della svalutazione degli avviamenti di alcune testate per circa 70 milioni. Ma, ha spiegato il presidente, “se si considerano le plusvalenze di 31,6 milioni di euro sui titoli azionari in portafoglio, andremmo a un risultato complessivo reale negativo per 44,5 milioni di euro”. La perdita, insomma, risulterebbe ridimensionata.
Caltagirone ha poi ricordato la situazione “veramente pesante di tutta l’editoria per effetto della contrazione della domanda pubblicitaria”. Una congiuntura la cui colpa è a suo giudizio da attribuire anche alle “improvvide misure e agli errori tragici fatti dal governo Monti“. “L’unica risposta che abbiamo potuto dare è stato un taglio dei costi che ci ha permesso di raggiungere un Mol (margine operativo lordo, ndr) di -1,1 milioni di euro”, che vira in positivo al netto degli oneri non strutturati per 2 milioni di euro, non ripetibili e legati alla riorganizzazione del personale. “Si tratta di un grande risultato di questi tempi”, è stato il commento.
I dati sul mese di aprile, ha detto poi Caltagirone, mostrano una ripresa della pubblicità dopo sei anni di cali e un primo trimestre con una contrazione del 10%: “Mi dice l’amministratore delegato di Piemme (la concessionaria di pubblicità del gruppo, ndr) che ad aprile i dati provvisori mostrano che per la pubblicità è tornato il segno più”. Il segmento web, in particolare, nel primo trimestre ha messo a segno un aumento dei ricavi pubblicitari del 90% e a fine anno dovrebbe arrivare a valere il 10% del totale del fatturato da inserzioni. “Non credo che ci sia la ripresa, non la percepisco – ha proseguito il presidente di Caltagirone Editore – ma vedo un adagiamento sul fondo che ci incoraggia. Se adesso noi ci fermiamo nel calo, possiamo contare su un certo livello di assestamento e sperare di ripartire”.