Il Tribunale del Lavoro ha dichiarato illegittimo il licenziamento dell’ex direttore operativo di Saipem, Pietro Varone, indagato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano su una presunta maxi-tangente da quasi 198 milioni di euro che sarebbe stata versata, tra il 2007 e il 2010, ad alcune autorità algerine per l’aggiudicazione da parte della società controllata dall’Eni di appalti per lo sfruttamento di un giacimento petrolifero nel Paese nordafricano.
Saipem è stata condannata a versare all’ex manager un milione e 200mila euro circa, mentre è stata respinta la richiesta di risarcimento danni presentata dall’azienda nei confronti dell’ex dipendente. Varone era stato licenziato l’8 gennaio del 2013 al termine di una procedura interna all’azienda ed era poi stato arrestato lo scorso luglio e scarcerato a dicembre. In particolare, Saipem è stata condannata a versare a Varone oltre 400mila euro “a titolo di indennità di mancato preavviso oltre a un’incidenza sul Tfr per 31.378,92 euro, nonché 741.326,88 euro a titolo di indennità supplementare, oltre interessi e rivalutazione su tali importi dalla cessazione del rapporto al saldo effettivo”.
Varone, nei mesi scorsi, nei suoi interrogatori davanti ai pm di Milano aveva ‘tirato in ballo’ a più riprese l’ad uscente di Eni, Paolo Scaroni, anche lui indagato nell’inchiesta. Stando al racconto dell’ex manager di Saipem in relazione alla vicenda della presunta maxi-tangente, Scaroni, infatti, avrebbe impartito un “ordine” affinché tutta la “struttura” dicesse di non saperne “nulla”.
Saipem ricorrerà in appello contro la decisione del Tribunale. “Il giudizio in questione -spiega un portavoce della società – era stato iniziato da Pietro Varone nel luglio 2013 in relazione al licenziamento disciplinare comunicato da Saipem nel gennaio 2013. Varone ha proposto domande nei confronti di Saipem per circa 8 milioni di euro. Il giudice del lavoro ha accolto solo una parte delle domande: preavviso (12 mesi) e indennità supplementare nella misura minima per un valore di circa 1,2 milioni di euro in quanto, secondo il giudice, il licenziamento sarebbe stato recapitato ad un domicilio diverso da quello indicato da Varone alla società”. “Saipem non condivide tale conclusione”, proegue il portavoce spiegando che “il giudice ha rigettato tutte le altre domande tra cui quella di pagamento alle spese del giudizio penale. Saipem si appellerà e confida che le sue complessive ragioni di credito verso Varone vengano presto accertate anche a seguito di altre iniziative giudiziarie.“