Muro contro muro tra il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati e il suo aggiunto Alfredo Robledo. Al Csm avviene la rappresentazione plastica dello scontro tra i due magistrati che ha dato il via all’esposto con il quale Robledo ha accusato il suo capo di violazioni e irregolarità nell’assegnazione dei procedimenti alla procura di Milano. Entrambi sono stati ascoltati da due commissioni del Consiglio superiore della magistratura e il confronto è stato a dir poco serrato per non dire aspro. Robledo ha anche ricordato uno scontro di 4 anni fa quando entrambi erano procuratori aggiunti: Bruti Liberati in quell’occasione aveva rinfacciato al collega “Ricordati che sei qui perché Magistratura Democratica ti ha votato”. Questa la ricostruzione di Robledo, la replica di Bruti al Csm è stata – secondo quanto scrive Repubblica – che stava scherzando. Che l’istruttoria del Csm debba andare avanti lo dà per certo il consigliere di Magistratura Indipendente Antonello Racanelli: “Dalle audizioni e dalla documentazione acquisita emerge un quadro allarmante e preoccupante della gestione della procura di Milano. Ritengo necessario procedere a accertamenti a 360 gradi per non lasciare alcun ombra sulla gestione di un ufficio così delicato”.
Robledo: “Sembrava frenarmi nell’inchiesta su Podestà”
Il primo a sfilare davanti ai consiglieri del Csm è stato Robledo. Per più di tre ore ha ribadito le accuse contenute nel suo esposto: e cioè che il procuratore avrebbe violato i criteri sulla competenza, sottraendo al Dipartimento dei reati contro la pubblica amministrazione di cui lui stesso è titolare, inchieste delicate come quelle sul San Raffaele, il processo Ruby, il fascicolo Sea-Gamberale; procedimenti che vennero invece attribuiti ai colleghi Francesco Greco e Ilda Boccassini, responsabili rispettivamente del pool sui reati finanziari e della Dda. Ma Robledo ha anche rilanciato, segnalando al Csm altri comportamenti del procuratore: nell’inchiesta a carico del presidente della provincia di Milano Guido Podestà ha lamentato di essersi sentito sottoposto a un controllo pressante da parte di Bruti e di aver avuto anche la sensazione in alcuni momenti che il suo capo volesse frenarlo; e ha ribadito le sue perplessità sulla scelta del procuratore di archiviare con un ‘modello 45’ le “insinuazioni” sul suo conto contenute nel rapporto di un maresciallo della procura, che avrebbe avuto come fonte la cardiologa Maria Vicario, senza nemmeno informarlo. Robledo ha tirato fuori anche un vecchio episodio di un battibecco con Bruti: “Ricordati che sei qui perché Md ti ha votato”, lo avrebbe apostrofato il magistrato, allora non ancora procuratore, ma esponente di punta di Magistratura democratica.
Bruti: “Mai irregolarità o ritardi per favorire qualcuno”
Nessuna irregolarità nella gestione della procura di Milano; al contrario, un’azione ispirata alla piena osservanza dei propri doveri e poteri. Così per tre ore e mezza, documenti alla mano, il procuratore di Milano ha difeso la correttezza del proprio operato, anche rispondendo punto per punto alle obiezioni che gli muove il suo “vice”. Ha spiegato che il coordinamento del procedimento Ruby passò a Boccassini con il consenso del collega Alberto Nobili, responsabile del pool sui soggetti deboli; ha escluso che ci fu un ritardo per favorire qualcuno nell’iscrizione dei reati di corruzione emersi nell’inchiesta sul San Raffaele; così come ha ribadito che fu solo per una dimenticanza che lasciò in cassaforte il fascicolo Sea-Gamberale che avrebbe dovuto trasmettere subito a Robledo, assumendosene appieno la responsabilità. Con Robledo i rapporti non sono certo idilliaci, ha ammesso Bruti, che però ha spiegato di comportarsi con tutti i colleghi nello stesso modo: da procuratore intende seguire da vicino tutti i procedimenti più importanti e per questo chiede notizie ai capi dei pool. Informazioni che Robledo non sempre gli darebbe, ha aggiunto il procuratore, imputando al suo vice anche la pretesa di comunicazioni solo formali, per iscritto, a differenza di quel che accade con gli altri magistrati della procura. Quanto al caso Vicario, le accuse a Robledo, apparse come una “millanteria” furono archiviate subito a sua stessa tutela, ha spiegato Bruti, che poi liquidato la frase pronunciata durante il battibecco (quella sull’appartenenza a Md) come una “battuta scherzosa”.
Formigoni: “Rilevanti anomalie in inchieste su di me”
Intanto nella querelle si è inserito anche l’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni: con una denuncia al Csm ha lamentato le “rilevanti anomalie” che ci sarebbero state nel procedimento San Raffaele-Maugeri per il quale è stato rinviato a giudizio per corruzione e su cui l’esposto di Robledo contro Bruti, secondo il senatore del Nuovo Centrodestra, getterebbe ora nuova luce. Secondo Formigoni il nucleo principale delle anomalie che si sarebbero verificate nel procedimento in cui è stato chiesto il suo rinvio a giudizio per corruzione, riguarderebbe la separazione delle posizioni dei coindagati Maugeri, Passerino e Mozzali. Lo stralcio delle loro posizioni nel maggio del 2013 venne motivato con il fatto che avevano avanzato richiesta di patteggiamento; ma in realtà, “nessuna istanza di patteggiamento vi era all’epoca”. E il fatto che poco dopo la Procura chiese un incidente probatorio per sentire i tre, rende “legittima” l’ipotesi che l’iniziativa dei pm fosse finalizzata “a ottenere dichiarazioni” da loro. Formigoni richiama l’attenzione anche sull’ulteriore e successivo stralcio “senza alcuna motivazione” della posizione di Passerino, a cui venne negato il patteggiamento dopo che si era avvalso nell’incidente probatorio della facoltà di non rispondere.