Come tutti sanno, l’ordinamento dell’Università italiana è stato interamente riformato con la legge 240 del 2010 sotto l’ultimo governo Berlusconi.
La riforma, che in pratica fu l’unica promossa da quel governo, era essenziale all’immagine pubblica del premier, che aveva promesso in campagna elettorale di riformare l’intero paese. L’Università non brillava come un serbatoio di voti del Pdl, godeva e gode di cattiva fama per i numerosi scandali dei suoi baroni, ed era forse malvista da molti ministri del governo di allora, da Mariastella Gelmini, esule in patria per superare l’esame di abilitazione alla professione legale, a Umberto Bossi, costretto a far studiare il figlio all’estero, in Albania, per conseguire l’ambito titolo di studio. Date le premesse, non stupisce che la riforma Gelmini fosse concepita e realizzata in modo punitivo, come una spedizione squadrista di altri tempi: olio di ricino per i ricercatori, il cui ruolo veniva reso precario; manganellate ai professori associati, esclusi dalle commissioni di concorso; confino per metà dei professori ordinari, al gradino più alto della piramide ma soggetti alla valutazione di un organo appositamente creato, l’Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca (Anvur) che doveva dividerne la popolazione in base ad una valutazione “meritocratica” in una metà inferiore, esautorata ed una metà superiore, osannata.
Probabilmente non era chiaro, né al ministro né all’Anvur quale problema crea la mediana, il parametro che divide una popolazione ordinata in due metà. Infatti la mediana in genere è prossima alla media e taglia in due parti uguali una popolazione, nel punto in cui è vicina al massimo la densità dei suoi membri, molti dei quali stanno sopra o sotto per un pelo. La fragilità della norma è venuta in luce nella prima (e per ora unica) Abilitazione Scientifica Nazionale, della quale voglio raccontare brevemente la storia, non ancora conclusa. L’Abilitazione Scientifica Nazionale (Asn) è il gigantesco concorso previsto dalla legge 240/2010, gestito da commissioni di 5 Professori Ordinari della materia di concorso, sorteggiati tra quelli che avevano dato disponibilità ed i cui punteggi erano superiori al valore mediano di settore per i tre parametri di qualità considerati. Pare che nella Biochimica, una delle materie per le quali è stata bandita l’Asn, uno dei cinque commissari sorteggiati non avesse le mediane: avrebbe dovuto trovarsi nella metà vituperata anziché nella metà osannata. Quando ci si è accorti dell’errore, apriti cielo!

Il Miur ha paralizzato la pubblicazione dei risultati di quel settore
e chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato o Dio sa a chi. Si aspettano migliaia di ricorsi, anche se al momento non è del tutto chiaro quale norma di legge sia stata violata (le mediane non sono scritte nella Costituzione). Come è possibile commettere errori così grossolani? In realtà non è difficile: basti dire che uno dei parametri dei quali è stato calcolato il valore mediano è il numero di citazioni che i propri articoli ricevono da parte di altri articoli pubblicati su riviste scientifiche. La mediana di settore era il bel numero tondo e preciso di 1317 e si stava sopra la mediana a 1318 e sotto a 1316: un articolo ritrattato, una omonimia, un errore di citazione, un articolo scientifico che l’autore aveva dimenticato di inserire nel data base del Ministero bastano per far passare un membro di commissione dai buoni ai cattivi, mandare a monte un concorso pubblico con molte centinaia di candidati e paralizzare il ricambio generazionale del settore. La riforma Gelmini era nata per punire, ed è venuta meglio del previsto: distrugge.

Stupisce che i membri dell’Anvur, che dopo tutto sono professori universitari si siano prestati al gioco.

 
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