“Ci risulta che la trattativa sia ancora in corso e che Alitalia stia prontamente rispondendo alle puntuali osservazioni inviate da Etihad”. A gettare acqua sul fuoco del precipitare della vendita della compagnia agli Emirati, è stato il principale sponsor dell’operazione, il ministro del Trasporti Maurizio Lupi. Che non ha parlato né di stallo né, tanto meno, di rottura del negoziato con Etihad. Piuttosto, ha tenuto a sottolineare che le parti sono al lavoro e il confronto continua. Una fase, questa, in cui “il governo non vuole né può intervenire. Ci sono accordi societari sui quali il governo non può discutere”, ha puntualizzato. Pur aggiungendo che l’esecutivo sta guardando “con molta attenzione agli sviluppi” di questo confronto. “Io sono sempre stato ottimista sulla possibilità di accordo, poi i privati sono privati”, ha chiosato. E i privati dal canto loro si sono ben guardati dal commentare.
In ogni caso, Lupi non sembra neanche preoccupato dal rischio di un ulteriore allungamento dei tempi della trattativa. “Se le risposte convinceranno Etihad, si arriverà rapidamente alla lettera di intenti” e, a quel punto, “siamo veramente nella fase finale e poi ognuno farà la sua parte”. “Il fattore tempo – ha poi aggiunto – interessa tutti anche il governo. Noi continuiamo a sostenere che l’eventuale alleanza con Etihad è strategica e complementare e che possa funzionare. Ma non entriamo nell’accordo. Lo faremo per quello che è di competenza del governo e, cioè, per le questioni che riguardano il piano industriale, lo sviluppo strategico e il piano occupazionale”. E, a tal proposito, Lupi ha tenuto ancora una volta a garantire che il piano che il ceo di Etihad, James Hogan, ha illustrato al governo non parla dei 3000 esuberi che secondo indiscrezioni la compagnia del Golfo porrebbe come condizione.