Berlusconi è stato affidato ai servizi sociali e quindi svolgerà un lavoro socialmente utile. In un centro di assistenza per anziani. Perché il residuo della pena che deve scontare è in fondo esiguo e, pur se ritenuto “persona socialmente pericolosa”, ci sarebbero “elementi” che ne “evidenziano la scemata pericolosità sociale e appaiono quantomeno indici di volontà di recupero dei valori morali perseguiti dall’ordinamento”.
Quali sarebbero questi “elementi”? Il fatto che abbia risarcito il danno e pagato le spese processuali.
In realtà non è mai automatico che un condannato in via definitiva possa ottenere l’affidamento in prova ai servizi sociali. Soprattutto se ritenuto ancora “socialmente pericoloso”.
Stupisce infatti di come possa beneficiare di una misura alternativa chi mostra: “un’insofferenza alle regole dello Stato poste a tutela dell’ordinamento e della civile convivenza”. Massimo D’Alema almeno per una volta ha ragione. La vicenda di Berlusconi dimostra che in Italia chi non è ricco e potente più facilmente sconta la pena in prigione.
La decisione del Tribunale di Sorveglianza sarebbe (parole dei legali di Berlusconi): “equilibrata e soddisfacente anche in relazione alle esigenze dell’attività politica del Presidente Berlusconi”. E’ l’ennesima conferma che Berlusconi ha ancora il potere di condizionare la vita politica del nostro paese: pur in qualità di pregiudicato, interdetto dai pubblici uffici e incandidabile.
Ancora oggi c’è chi ritiene che la sentenza di condanna irrevocabile di Berlusconi non debba precludergli la possibilità di governare il paese. Il guaio è che su l’argomento pare che centro-destra e centro-sinistra siano pienamente d’accordo: “i giudici non possono decidere chi governa!” ha tuonato Romani, Capogruppo FI al Senato. E nel frattempo il capo del governo ha deciso di ricevere un pregiudicato, interdetto e incandidabile a Palazzo Chigi, per discutere di riforme e legge elettorale.
Torna d’attualità l’intervista di Eugenio Scalfari a Enrico Berlinguer del 28 luglio 1981.
Berlinguer all’epoca parlò per la prima volta di “questione morale” e del fatto che la degenerazione dei partiti fosse causa della crisi italiana con queste dichiarazioni:“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c’è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica…”.