La vittima era un cameriere del Bangladesh appena uscito dal lavoro. Tramonta l'ipotesi di knock out game, ma per la squadra mobile ad aggredirlo è stato un commando che ha tentato di colpire altri passanti
Corso Italia, Pisa. La strada del centro, pedonale, quella che accompagna verso il Lungarno. È domenica sera. Lui Zakir Hoassin, 34 anni, bengalese, una moglie e tre figli che si porta appresso in una fotografia nel portafogli e che però vivono a migliaia di chilometri di distanza causa reddito troppo basso, esce dal lavoro e cammina per rientrare nella stanza dove vive. Ha finito la serata di cameriere, messo in tasca qualche mancia, poco, lo stipendio è già stato spedito alla moglie attraverso un vaglia il 27, viene avvicinato da un ragazzo, “italiano, robusto, probabilmente palestrato”, scrive la polizia. Un pugno e il cameriere muore. Rissa? Niente. Motivi di droga? Nemmeno. Regolamento di conti? Neanche a pensarci. Il ragazzo straniero non aveva scheletri nell’armadio, e neppure il tasso alcolemico elevato come, invece, si presume abbia avuto il suo aggressore. “È stato provocato, ma non ha reagito”, ha spiegato il questore di Pisa, “forse è stato provocato con offese a sfondo razziale, ma non ha reagito neanche a quelle, ce lo hanno detto le telecamere. Poi è bastato un pugno, un pugno solo per metterlo giù e ammazzarlo dopo 48 ore di agonia all’ospedale di Cisabello dove lo hanno portato i soccorritori”.
Il questore, Gianfranco Bernabei, tre figli anche lui, 57 anni, sulle spalle le indagini più delicate in Toscana negli ultimi vent’anni, non ci sta e aspetta di andare fino in fondo a questa storia. “Abbiamo i filmati, chi sa qualcosa farebbe bene a presentarsi alla polizia e raccontare cosa è accaduto domenica. Anche gli amici della vittima, quelli che potrebbero aver visto qualcosa. Intanto abbiamo individuato l’auto. Arriveremo al resto”.
La procura di Pisa ha diffuso le immagini riprese dalla video sorveglianza urbana che immortalano l’aggressore del bengalese Zakir Hossain e dei suoi amici fino a quando arrivano all’auto, una Ford Fusion grigia con barre nere laterali, con la quale si sono allontanati del centro cittadino. La sequenza evidenzia il tentativo di litigare con Hossain da parte di uno dei quattro componenti del gruppo. Lo stesso che poi lo colpirà. Si tratta di un uomo piuttosto robusto e con capelli rasati castani chiari. Hoassin – secondo le indagini della squadra mobile – è stata la prima vittima di un commando di quattro giovani, tutti italiani, che per almeno altre due ore nella stessa nottata ha tentato di aggredire altre due persone.
Sicuramente – dopo la morte di Hoassin, avvenuta dopo 36 ore di agonia – non è stata a guardare Pisa che, ieri, ha abbassato nelle strade del centro storico le saracinesche. Un gesto spontaneo per far capire bene da che parte stanno, cioè da quella dell’aggredito. Chiuso per lutto. “A noi niente importa se sia uno straniero, qui pruriti razziali non ce ne sono”, dicono. “Ancora meno interessa se l’aggressore fosse italiano. Per noi ci sono una vittima e un omicida. E come vuole la legge stiamo dalla parte della vittima. Che era un ragazzo a posto, che lavorava per mantenere moglie e figli, che sorrideva a tutti”.
A Pisa ci sono più o meno 1500 persone originarie del Bangladesh. Probabile che nelle prossime ore arrivi anche l’ambasciatore che vive a Roma per portare la vicinanza a una comunità in lutto e spaventata. In maggioranza lavorano nei ristoranti, lavapiatti e camerieri. “Gente nostra”, dicono a Pisa. “Pisani come quelli che abitano qui da generazioni”.
Quello che, almeno fino a oggi sembra scongiurato, è che si tratti del knock out game, gioco criminale e molto metropolitano, più o meno la stessa dinamica che ha portato alla morte di Zakir: colpire con un pugno un passante, senza sapere chi sia, senza che ci sia un diverbio. Solo metterlo al tappeto perché passa dal luogo sbagliato nel momento sbagliato. Succede a Roma, zona Trastevere, sono stati segnalati episodi a Milano, Londra, New York. Ma Zakir sarebbe il primo a lasciarci la pelle. Sempre che sia così. La polizia in questa fase dell’indagine è propensa alla ricostruzione dell’aggressore ubriaco, o comunque in stato di agitazione. Non cambia niente nella sostanza: l’immigrato è stato colpito a freddo, senza nessun motivo. Solo che anche lui era probabilmente nel posto sbagliato e ha trovato sulla strada dal ristorante dove lavorava alla stamberga dove viveva, un balordo criminale e ubriaco.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 aprile 2014
Aggiornato da Redazione web alle 15,43 del 17 aprile 2014