Non è un paese per call-center. O meglio, non a queste condizioni. Perché le multinazionali delocalizzano, in cerca di lavoratori da pagare 400 euro al mese. Paesi come Serbia, Croazia, Tunisia, Romania diventano così i diretti concorrenti dei 50mila italiani impiegati nel comparto. A dare l’allarme ci hanno pensato i delegati di Slc Cgil, Uilcom Uil e Fistel Cisl, in presidio unitario oggi a Milano di fronte alla sede di Regione Lombardia. Denunciano centinaia di licenziamenti, delocalizzazioni e gare al massimo ribasso. Così “anche il posto di lavoro in un call-center per noi italiani diventa un lusso”, commenta amareggiata Antonella Berardocco, Rsu Cgil. Il caso più recente è quello della Sitel Italy s.p.a., la multinazionale americana che porterà i suoi call-center in Serbia, lasciando a casa 160 lavoratori di Franz Baraggino
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