Roma, 2 apr. (Adnkronos/Labitalia) - Tasso fisso o variabile? A chi vuole acquistare casa oggi cosa conviene fare dopo i tagli operati dalla Banca centrale europea? Le 6 riduzioni del costo del denaro decise da Francoforte a partire da giugno 2024 hanno avuto un impatto significativo soprattutto sui mutui a tasso variabile, che hanno visto il Tan medio calare di oltre un punto percentuale rispetto a 12 mesi fa. Se a marzo dello scorso anno il Tan medio dei finanziamenti a tasso variabile a 20 e 30 anni si attestava al 4,84%, oggi secondo i dati dell’osservatorio di MutuiOnline.it il valore si ferma al 3,69% in media: ciò si traduce in una rata mensile fino a 86 euro più leggera rispetto a 12 mesi fa nel caso di un mutuo a 20 anni da 140.000 euro (dai 912 euro agli 826 attuali), per un risparmio sull’intera durata del finanziamento di oltre 20.600 euro.
I mutui a tasso fisso rimangono per il momento più convenienti, alla luce di un Tan medio che a marzo si attesta al 2,82%. La rata mensile si ferma a 764 euro, ovvero 62 euro in meno rispetto al variabile, e il risparmio a favore del fisso è di quasi 15.000 euro sull’intera durata del mutuo. L’andamento di questa tipologia di finanziamento prevede quello dell’inflazione, con il Tan che ha infatti iniziato a calare sensibilmente già a fine 2023 per poi attestarsi attorno al 3% in media nella prima parte dello scorso anno. A marzo 2024 la rata mensile per un mutuo a tasso fisso con gli stessi parametri di quello appena considerato si attestava sui 778 euro al mese (Tan 3,02%), ovvero 14 euro in più rispetto a oggi, pari a una spesa complessiva di circa 3.350 euro superiore.
Il divario tra le due forme di finanziamento resta dunque ancora a favore del fisso, anche se negli ultimi mesi la forbice si sta gradualmente riducendo, con il tasso variabile che si conferma in costante calo mentre il fisso si mantiene stabile. Grazie ai tagli della Bce, i tassi Euribor a 1 e 3 mesi - indici di riferimento per i mutui a tasso variabile - sono calati di oltre 150 punti base negli ultimi 12 mesi e a marzo proseguono la loro discesa, attestandosi per la prima volta da inizio 2023 sotto il valore dell’Euris a 20 e 30 anni, riferimento dei finanziamenti a tasso fisso.
Secondo le rilevazioni del 28 marzo, l’Euribor nella scadenza a un mese è sceso al 2,34% e quello a 3 mesi al 2,33%, mentre l’impennata all’inizio del mese scorso ha portato l’Irs a 30 anni al 2,64% e quello a 20 anni al 2,77%, con i valori che si sono da allora stabilizzati.
Guardando al futuro, le curve di forward dell’Euribor indicano che il trend di discesa continuerà fino al termine del 2025, con gli indici che dovrebbero attestarsi sotto il 2% tra settembre e ottobre. Analizzando le proiezioni dei Bund trentennali, principale ancoraggio per l’Irs a 20 e 30 anni, sembra invece che la situazione si manterrà stabile fino a dicembre, anche se l’attuale scenario di mercato rende ogni previsione difficile. Un ulteriore fattore che influenzerà l’andamento dei tassi di interesse dei mutui sarà lo spread applicato dalle banche agli indici di riferimento. Se al momento gli istituti di credito premiano il tasso fisso, applicando uno spread mediamente minore rispetto a quello del variabile, storicamente è stato vero il contrario, con le banche che fissavano un differenziale più elevato per i finanziamenti con un tasso bloccato nel tempo. Se questo dovesse accadere, i tassi variabili tornerebbero a essere competitivi più velocemente e il riequilibrio con il fisso potrebbe verificarsi prima del previsto.
“Nel mese di marzo il divario tra la media dei tassi fissi e variabili è aumentato a 87 punti base (da 79 di febbraio), nonostante l’Euribor sia sceso sotto l’IRS per la prima volta da marzo 2023. Questo rende evidente che il riequilibrio dei due tassi in questo momento è possibile, ma dipende dalle scelte commerciali delle banche, ossia dallo spread che scelgono di applicare alle diverse offerte”, commenta Nicoletta Papucci, portavoce di MutuiOnline.it.
“Nell’attuale contesto incerto, con la tensione geopolitica che limita investimenti e consumi e rappresenta una delle incognite più grandi per l’andamento economico nel prossimo futuro, le istituzioni bancarie preferiscono continuare a favorire il tasso fisso, scelta sicuramente meno rischiosa. Prevedere con precisione quando il variabile supererà il fisso risulta dunque complicato: le politiche commerciali degli Stati Uniti impongono cautela e le stime di ulteriori tagli dei tassi da parte della Bce sono in discussione. Per chi deve accendere un mutuo in questo momento, il tasso fisso resta la soluzione migliore dal momento che è abbondantemente sotto il 3%, cioè su livelli storicamente più che accettabili. Il tasso variabile, quando tornerà competitivo, aggiungerà solo ulteriori opzioni per i mutuatari”, conclude.
Secondo i dati dell’Osservatorio di MutuiOnline.it, nel primo trimestre dell’anno la quasi totalità dei consumatori continua a preferire il tasso fisso, che conquista il 99,6% del totale delle richieste. In crescita le richieste di surroga del mutuo - soluzione che permette di trasferire gratuitamente il mutuo in essere da una banca a un’altra per approfittare delle condizioni migliori offerte dal secondo istituto - che passano dal 35,8% del mix dell’ultimo trimestre del 2024 al 37,6% del totale nei primi tre mesi del nuovo anno, mentre l’acquisto della prima casa assorbe oltre la metà della quota di richieste totali (53,4%). La durata dei finanziamenti si attesta ai massimi dal 2021, con una media di 24 anni e 8 mesi tra gennaio e marzo, mentre restano stabili rispetto alla fine dello scorso anno l’importo medio richiesto (144.519 euro) e il valore medio degli immobili (230.618 euro).