Ci sono filmografie di alcune nazioni che non arrivano quasi mai nel difficile mercato cinematografico italiano. Pensiamo alle repubbliche dell’ex Unione Sovietica: se escludiamo la Russia, a quanti di voi è capitato di vedere un titolo proveniente da una delle altre quattordici nazioni di quell’area? Eppure, alcuni film sono spesso interessanti, e uno in particolare è davvero straordinario. Si tratta di una coproduzione tra Georgia ed Estonia, e si intitola Mandariinid, cioè Mandarini.
Il regista: Zaza Urushadze è un regista georgiano, cresciuto nella vecchia Unione Sovietica, dove ha iniziato a girare i primi cortometraggi. Il suo esordio è Ak tendeba (Here Comes the Dawn), con il quale nel 1998 ottiene i primi riconoscimenti. Mandariinid è il primo film con cui riesce veramente a farsi conoscere anche all’estero.
Gli interpreti: Tutti gli attori impegnati nel film sono poco conosciuti fuori dai confini della Georgia o dell’Estonia. Segnaliamo tra i quattro protagonisti Elmo Nüganen, che interpreta Margus, il proprietario dei mandarini: è il direttore artistico del teatro di Tallin e ha recitato in uno dei pochi film estoni distribuiti all’estero, Purge (Puhdistus), del 2012.
La trama: Nel 1992, durante la guerra in Abcasia, una piccola regione indipendentista della Georgia, quasi tutti gli immigrati estoni fanno rientro in patria. Due di loro, impegnati nella raccolta dei mandarini, decidono di rimanere in un piccolo villaggio, proprio vicini al fronte. Uno scontro a fuoco lascerà nelle loro case due uomini feriti da curare: un soldato georgiano e un mercenario ceceno, la cui convivenza non sarà facile sotto lo stesso tetto.
La recensione: Ci sono alcune guerre, anche recenti, che sono ormai quasi dimenticate. Quella in Abcasia, una delle tante avvenute dopo la fine dell’Unione Sovietica per ridefinire confini geopolitici che ancora oggi non sono per nulla stabili, è sicuramente tra queste, anche se fu terribilmente drammatica e determinò una vera e propria pulizia etnica dell’area, messa in atto da entrambe le parti. Ma il merito del film di Zaza Urushadze non è solo quello di aver riportato luce su un evento quasi dimenticato, ma soprattutto quello di aver esteso il discorso, passando da una tematica locale a una critica universale del concetto stesso di guerra, senza retorica e senza enfasi, ma semplicemente mostrando quello che succede quando due nemici, che inizialmente vogliono solo uccidersi l’un l’altro, sono costretti a convivere e, in fondo, a conoscersi. È un film breve, intenso, che non lascia scampo. Che contiene profonde riflessioni ma si permette anche qualche momento più brillante, grazie a una sceneggiatura scritta con intelligenza e originalità. Non parlerò del finale, per evitare inutili spoiler, ma è intensissimo e al tempo stesso il momento più positivo e negativo del film. Perché Mandariinid non vuole essere né ottimista né pessimista: mette in scena la vita, e la morte, che come dimostra il brindisi cercato dai protagonisti a metà del film, sono in fondo entrambe parti della realtà.
Il commento del critico: “Il regista è riuscito a raccontare una storia semplice ma formidabile nel creare un mondo caloroso, delicato, dolce e amaro” – Motivazione per il premio alla miglior regia al festival di Varsavia
La citazione: “Appena iniziò la guerra, corse a combattere. Diceva “per proteggere la nostra terra”. Tentai di convincerlo a non andare, gli dissi che questa è la guerra di nessuno. Ma non volle ascoltarmi”.
Homevideo: L’edizione estone del dvd contiene un breve documentario sul dietro le quinte del film e i sottotitoli sono anche in inglese. Sono invece disponibili sul web i sottotitoli in italiano.
Trailer: