La crisi economica è il risultato di una crisi personale. Quando si parla del rapporto tra crisi economica ed equilibrio personale, si fa riferimento in genere alle conseguenze della recessione sullo stato d’animo delle persone e mai al contrario, a quanto cioè la crisi economica personale possa essere in relazione o addirittura conseguenza, della crisi psicologica della persona: crisi di strumenti, di intenzioni, di obiettivi, di scenari futuri o altro. La crisi economica sarebbe allora soltanto un sintomo, cioè la rappresentazione concreta di un problema che ha altre origini.
Chi si trova a chiudere l’attività, insieme alle difficoltà economiche si trova a gestire anche l’esplosione di tanti stati emotivi: il senso di fallimento, di incapacità, di inadeguatezza, di indegnità, di colpa e l’impressione di essere continuamente esposto ai giudizi e alle critiche degli altri.
L’elaborazione di questi stati d’animo è importante, a prescindere dalla risoluzione economica, per favorire il recupero e la ripresa dei progetti professionali e personali. In questo percorso è utile fare un salto indietro e chiedersi: come ci si è arrivati? In che momento si era – professionale, familiare, sentimentale…. – prima della crisi?
Le risposte alla prima domanda possono essere tante, passando dalle più dirette responsabilità personali, alle situazioni più legate a fattori esterni, a quelle più francamente sfortunate.
Qui voglio solo focalizzare il caso in cui la responsabilità personale ha il suo peso, caso più difficile da affrontare ma che offre maggiori possibilità di recupero.
Dunque come si è arrivati allo stallo della propria attività? Dove si è sbagliato? Quali esigenze personali hanno pesato?
Mettiamo il caso di un libero professionista che inizia a lavorare in uno studio associato o di un imprenditore che mette in piedi una piccola società con altri. Sono strade che hanno percorsi quasi obbligati, fatto un certo percorso insieme si tende poi all’autonomia: il professionista cercherà uno studio autonomo, l’imprenditore liquiderà i soci. Entrambi si troveranno ad affrontare impegni più seri, sia economici che non, e potranno entrare in crisi per le responsabilità, per l’esposizione, per l’autonomia, per la solitudine che questo passaggio comporta. Contemporaneamente magari sarà nato un figlio, o si sarà concretizzata una separazione coniugale, o sarà avvenuta una perdita….
I due potrebbero cominciare a zoppicare nelle decisioni o a fare scelte più mirate a diminuire le responsabilità, l’esposizione, l’autonomia, la solitudine, cioè più orientate a controllare e gestire gli stati interni, che a far funzionare e sviluppare il lavoro. L’attività perciò non avrà più la giusta spinta, entrerà in una spirale involutiva, si rallenterò, si fermerà. Altri fattori avranno poi il loro peso.
Valutare le cose dal punto di vista psicologico significa che per i nostri due professionisti diventa importante prendere consapevolezza dei vissuti interiori, del personale modo di funzionare, e di quanto questi incidano sulle decisioni prese o da prendere e regolarsi di conseguenza.
Riconoscere la responsabilità personale può essere molto faticoso, ma apre la strada al recupero del controllo della situazione. Consideriamo che una crisi rappresenta sempre un bisogno di cambiamento e che grandi cambiamenti e traguardi personali passano sempre, o molto spesso, attraverso una grande crisi, se si riesce a dirigerla in quella direzione.