Il bonus fiscale, che varrà 80 euro al mese per 10 milioni di contribuenti, parte a maggio. Riduzione "strutturale". Ma salta per gli incapienti. Confermato il taglio dell'Irap del 10% per le aziende. Contribuiranno alle coperture anche la Rai e gli editori. Sale al 26% l'aliquota sulle plusvalenze dalla rivalutazione delle quote Bankitalia
“Sono felice perché smentiamo i gufi che hanno più volte auspicato che non ci fossero le coperture. E perché in generale si avvia un percorso di riorganizzazione dello Stato”. Ha esordito così Matteo Renzi nella conferenza stampa convocata dopo il Consiglio dei ministri che ha varato il decreto sul bonus Irpef. Il taglio dell’imposta sul reddito, che lascerà nelle buste paga di 10 milioni di contribuenti i famosi 80 euro in più in busta paga, partirà da maggio ed è “strutturale, esattamente come è strutturale il taglio di spesa”, ha garantito il premier presentando il decreto, battezzato “Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale – Per un’Italia coraggiosa e semplice“. Confermato anche il taglio del 10% dell’Irap per le imprese, la cui aliquota principale scenderà dal 3,9% al 3,5%. Ma c’è una brutta sorpresa per gli incapienti: il bonus per loro, diversamente da quanto anticipato da Renzi in sede di presentazione del Documento di economia e finanza, nel decreto non c’è. “Abbiamo scelto, anche modificando l’impostazione delle ultime ore, di mantenere l’impostazione del 12 marzo (data di un precedente Cdm sui tagli fiscali, ndr). Ha prevalso l’obbligo di mantenere l’impegno di dare 80 euro a 10 milioni di persone. La voce degli incapienti e partite Iva sarà inserita in provvedimenti nelle prossime settimane e mesi”. L’altra novità, rispetto alle anticipazioni della vigilia, è che scompaiono le decurtazioni alla sanità. La bozza di Dl circolata ieri prevedeva all’articolo 5 una riduzione delle risorse destinate al Servizio sanitario nazionale di 868 milioni per quest’anno e 1,5 dal 2015. Ma le trattative proseguite per tutta la notte tra il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e la titolare della Salute, Beatrice Lorenzin, si sono concluse con un azzeramento dei tagli, che avrebbero messo a repentaglio il Patto per la salute da definire con le Regioni. “Se qualcuno trova la parola sanità nel decreto gli pago da bere”, ha scherzato Renzi in conferenza stampa. “Nessun intervento” nemmeno sui Caf, anche se una misura di questo tipo potrà esserci il prossimo anno quando “lavoreranno un po’ meno grazie all’invio digitale della dichiarazione dei redditi per 32 milioni di cittadini”.
Il bonus e le fasce – La misura del taglio Irpef sarà attuata attraverso un credito di imposta che – si legge nel comunicato di Palazzo Chigi – aumenta la retribuzione netta dei lavoratori dipendenti e assimilati che guadagnano tra 8 mila e 24mila euro lordi, che avranno 80 euro in più al mese”. In realtà, gli 80 euro tondi ci saranno solo per i circa 6 milioni di lavoratori il cui reddito è compreso tra 16mila e 24mila euro. Per chi prende da 8mila a 16mila euro il bonus è del 4% del reddito complessivo: per esempio, 50 euro – corrispondenti a 400 euro l’anno – per chi nei 12 mesi guadagna 10mila euro. Tra i 24mila e i 26mila euro il bonus cala fino ad annullarsi.
Le coperture – Le coperture annunciate dal presidente del Consiglio – con l’aiuto dieci tweet riassuntivi pubblicati sull’account di Palazzo Chigi – ammontano a “6,9 miliardi nel 2014 ma diventano 14 miliardi nel 2015″. Nel dettaglio, quest’anno arriveranno per 2,1 miliardi dai tagli agli acquisti di beni e servizi, per 1,8 dalla tassazione sulle banche (attraverso l’aumento dal 12 al 26% dell’aliquota sulle plusvalenze incassate con la rivalutazione delle quote di Bankitalia), per 1 miliardo dalla sforbiciata degli incentivi alle imprese, per 900 milioni da varie misure di ‘sobrietà‘ (si va dalla riduzione degli stipendi dei manager pubblici alla scure sulle auto blu), per 400 milioni dai tagli alla Difesa, per 650 milioni dall’aumento dell’incasso Iva e per 100 milioni da non meglio specificate misure di “innovazione”. Renzi fa poi calare la scure sulle società partecipate, dalla cui riorganizzazione vuole ottenere per ora 100 milioni ma, in prospettiva, risparmi ben più corposi: in tre anni dovranno passare da 8.000 a 1.000. “Le municipalizzate, sapete quanto costano ai cittadini come costo complessivo? Circa un miliardo e mezzo di disavanzo. Noi proponiamo di sfoltire e semplificare: dobbiamo passare da ottomila a mille in tre anni”, ha detto. Il premier chiede un contributo anche alla Rai e al settore dell’editoria: la tv pubblica “è chiamata a concorrere al risanamento con un contributo di 150 milioni di euro, viene autorizzata a vendere Rai Way e a riorganizzare le sedi regionali. Non è nella disponibilità della Rai decidere se partecipare o no, perché 150 milioni li mette, ma può decidere come”. Gli editori dovranno rinunciare a 100 milioni, perché viene eliminato l’obbligo, per la pa, di pubblicare atti e provvedimenti sui quotidiani. Decisione che “vale 100 milioni di euro” e per la quale “capisco che gli editori non saranno entusiasti”, ha detto Renzi. In compenso “non tocchiamo il fondo dell’editoria, almeno per adesso”.
I tagli agli acquisti di beni e servizi – Enti locali, Regioni e Stato dovranno contribuire ciascuno con 700 milioni. Con il decreto, poi, ”inizia il percorso di aggregazione dei centri di costo che ora sono 32.000. Vogliamo arrivare a 40-50 in un anno”.
La tassa sulle banche – Altri 1,8 miliardi arriveranno dalla tassazione sulle plusvalenze realizzate dalle banche in seguito alla rivalutazione delle quote Bankitalia: l’aliquota sale dal 12 al 26% e non al 20% come si ipotizzava ieri. A nulla sono valsi, quindi, le barricate dell’Abi, che ha fatto intendere di essere pronta a ricorsi contro l’aumento retroattivo, e gli avvertimenti del governatore di via Nazionale, Vincenzo Visco, secondo il quale il raddoppio della tassazione avrebbe potuto avere un impatto negativo sulla disponibilità degli istituti a concedere credito.
La “revisione” del programma F35 – Si riducono di 400 milioni le risorse a disposizione della Difesa. Di questi, 150 derivano dallo “spostamento del programma F35”. Nel tweet pubblicato dall’account di Palazzo Chigi la misura è descritta come una “revisione” del piano di acquisto. Insomma: in vista c’è una razionalizzazione, sulla scia di quanto preannunciato un mese fa dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ma si tratta di un piccolo ritocco rispetto alla portata complessiva del programma, considerato che il costo di un solo cacciabombardiere si aggira sui 100 milioni.
600 milioni di maggiore Iva – Una fetta di coperture pari a 650 milioni dovrebbe arrivare dalla maggiore Iva versata dalle imprese a cui la Pa pagherà i debiti pregressi. Il governo spiega di aver calcolato l’incremento “prudenzialmente su 5 miliardi di euro, che corrispondono alle richieste pervenute dagli enti debitori” A proposito dello sblocco delle risorse da destinare a questo fine, Renzi ha detto che oggi sono stati sbloccati “otto miliardi (sui 13 aggiuntivi previsti nel Def, ndr) per il pagamento dei debiti della Pa”.
Stop alle tariffe postali agevolate in campagna elettorale – Abolite anche “le tariffe agevolate per i partiti per le elezioni”, cioè le tariffe postali ribassate per l’invio dei volantini durante le campagne elettorali. “In Consiglio dei ministri su questa norma eravamo d’accordo solo io e Padoan, ma poi si sono fidati”, ha detto Renzi. “Lo facciamo per loro (i partiti, ndr). La gente si arrabbia se trova le caselle postali intasate di volantini. E’ controproducente”.
‘Regola Olivetti’ sugli stipendi dei manager – Passa il discusso e atteso tetto agli stipendi dei manager pubblici: “Noi applichiamo la ‘regola Olivetti‘ alla Pa e mettiamo un tetto insormontabile di 240mila euro ai dirigenti della pubblica amministrazione”, è stata la dichiarazione di Renzi. “Anche i presidenti delle aziende controllate quotate avranno il tetto di 240mila euro agli stipendi, come Eni, Enel, Finmeccanica e Poste, ma non è vincolo normativo. Noi non possiamo imporlo per legge, ma possiamo dare un’indicazione politica di andare verso quella cifra lì”. “E’ una valutazione – ha aggiunto – che poi faranno loro in autonoma, come noi non possiamo intervenire sui tetti dello stipendio del segretario generale del Senato”. Schiaffo anche alle toghe: “Non ho paura – assicura Renzi – di dire che mettere un tetto ai loro stipendi non è un attacco all’indipendenza della magistratura“. E poi, rivolto all’Associazione nazionale magistrati, che aveva paventato rischi per l’autonomia e indipendenza della categoria: “Io non commento le sentenze e mi aspetto che i giudici non commentino il processo di formazioni delle leggi che li riguardano”. Le leggi, “esattamente come le sentenze, si rispettano – è però la replica in serata del presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli – ma si possono commentare”.
Spunta poi un numero massimo per le auto blu a disposizione di ogni ministero: non più di cinque. “E’ la riduzione più significativa della storia”, ha detto Renzi.
Spese e stipendi tutti online – Tutte le spese e gli stipendi della pubblica amministrazione dovranno poi finire su un “unico sito facente capo al commissario alla spending review”. Entro 60 giorni “tutte le spese degli enti centrali e locali saranno online. Era già così”, ma se non sarà fatto “ci saranno anche le sanzioni: se il singolo comune non mi dà tutti i dati di come ha comprato il telefonino agli assessori, noi riduciamo i trasferimenti”. Renzi riduce anche lo spazio fisico minimo che deve essere assicurato a ogni dipendente pubblico: scenderà a 24 metri quadri contro la media attuale che è di 44. Questo nuovo “obbligo legislativo si costringe a ripensare il sistema degli affitti e delle strutture pubbliche”, secondo il premier.
Riforma della pa entro fine mese – La “riforma Madia della pubblica amministrazione” sarà presentata “entro fine aprile”, ha risposto infine Renzi ai giornalisti che gli chiedevano degli altri provvedimenti sulla rampa di lancio. “C’è poi il tema dello ‘sforbicia Italià con la semplificazione degli enti locali. Andiamo avanti come treni”.