La nomina di Mauro Moretti alla guida di Finmeccanica? Facile spiegarla: “E’ bravo. Ha risanato l’azienda. Basta fare il raffronto tra Ferrovie e Alitalia”. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervistato dal direttore de La Stampa Mario Calabresi, spiega così la ratio dietro la scelta dell’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato per la poltrona di maggior peso del gruppo della difesa e dell’aerospazio. Acqua passata, quindi, gli screzi sulla questione dei compensi dopo che l’ex sindacalista Cgil, che dalle Ferrovie riceveva circa 850mila euro all’anno, aveva detto di essere pronto ad andarsene all’estero in caso di limature.
Quel che conta, si capisce dalle parole del premier, è insomma il merito. Come quello dimostrato, nero su bianco, dall’ultima riga del bilancio 2013 del gruppo pubblico dei trasporti approvato il 17 aprile: utile netto a 460 milioni di euro, in crescita del 20% rispetto ai 381 del 2012. Un fiore all’occhiello per l’ex sindacalista Cgil, che nel 2006 ha preso il timone di un’azienda sull’orlo del fallimento e la lascia, si direbbe, in ottima salute. Ma da dove arriva il lusinghiero risultato economico? Basta leggere con attenzione il Documento di sintesi finanziaria annuale delle Fs per notare almeno un paio di dettagli che aiutano a capirlo.
Il primo ha un collegamento diretto con il presidente del Consiglio, nella sua precedente veste di sindaco di Firenze: una bella fetta (29 milioni) dell’aumento dei ricavi registrato nel 2013 deriva infatti dall’incorporazione nel gruppo di Ataf Gestioni, un ramo (quello che gestisce il trasporto pubblico locale) di Ataf. Cioè la società dei trasporti urbani del capoluogo toscano, che le Fs – attraverso BusItalia-Sita Nord e in associazione con altri due gruppi – si sono aggiudicate nel giugno 2012 vincendo la gara bandita dall’allora assessore alla Mobilità della giunta Renzi, Massimo Mattei. Il quale, per la cronaca, si è dimesso nel giugno 2013 dopo essere stato coinvolto nel cosiddetto “Sexgate” di Palazzo Vecchio. Quanto all’azienda, che era tornata in utile nel 2010, per rilevarla l’associazione di impresa ha pagato 18,9 milioni contro una base d’asta di 12,4. E intanto la privatizzazione di Ataf, fortemente voluta da Renzi e avversata fino all’ultimo dai dipendenti, continua ad avere strascichi sul servizio, nella forma di scioperi contro lo spacchettamento in tre società pianificato da Ferrovie e soci e la disdetta (comunicata in febbraio) degli accordi integrativi ottenuti negli anni dagli autisti.
Tornando al bilancio, sotto la voce ricavi il miglioramento più evidente è stato messo a segno dalle entrate da servizi di trasporto, che sono cresciute di 97 milioni di euro passando da 5,9 a 6,035 miliardi. L’intero incremento viene dal traffico viaggiatori, che significa che sono arrivati più introiti dal settore della media e lunga percorrenza (Frecce e Alta velocità) e dal trasporto regionale, sia italiano sia tedesco (dove Fs opera con la partecipata Netinera). Per questa seconda componente, però, relativamente all’Italia “la variazione è legata principalmente alla crescita delle tariffe“, quindi al rincaro dei biglietti. Mentre poco meno di un terzo dell’incremento complessivo, 29 milioni, sono arrivati grazie al servizio passeggeri su gomma “a seguito dell’ingresso nell’area di consolidamento del gruppo Ataf” di cui sopra. Restano infine “costanti” i ricavi da contratto di servizio pubblico, cioè quelli sovvenzionati dallo Stato: le Regioni a statuto ordinario hanno sborsato 15,5 milioni in meno, a causa dei vincoli di finanza pubblica, ma i contratti per quelle a statuto speciale sono costati 22,6 milioni in più. L’effetto della decisione di Toscana, Veneto e Abruzzo di non rinnovare l’accordo con Trenitalia, invece, si farà sentire solo nei prossimi bilanci.
Guardando, poi, gli indicatori relativi alle principali società del gruppo, salta all’occhio che nel 2013 il risultato d’esercizio di Trenitalia spa è stato, in realtà, inferiore del 25 per cento rispetto a quello dell’anno prima: 181,5 milioni contro i 206 del 2012. I ricavi da traffico nel Segmento mercato (quello non sovvenzionato dallo Stato) sono aumentati dell’1,1%, controbilanciando il calo dell’1,2% registrato nel Servizio universale. Quanto invece a Rfi, la società che gestisce la rete ferroviaria, nel 2013 il suo utile è aumentato del 68,6%, da 160 a 270 milioni, ma l’incremento si deve soprattutto ai contributi statali per la copertura dei costi di manutenzione dell’infrastruttura.