Nel mirino della Corte dei conti le 74 assunzioni avallate dal governatore e dall’ex procuratore aggiunto di Palermo, nominato dall’estate scorsa liquidatore della Sicilia e-Servizi, la società che gestisce il sistema informatico regionale. "Se non avessimo adottato la procedura, il blackout informatico della Regione sarebbe stato inevitabile"
Oltre due milioni di euro di danno erariale per l’assunzione di 74 persone. Su Rosario Crocetta e Antonio Ingroia arriva una doccia fredda: la Corte dei conti ha infatti contestato un maxi danno erariale che sarebbe stato commesso dal governatore e dall’ex procuratore aggiunto di Palermo, nominato dall’estate scorsa liquidatore della Sicilia e-Servizi, la società che gestisce il sistema informatico regionale. Al centro dell’indagine dei magistrati contabili anche alcuni assessori di Crocetta: Michela Stancheris, Nelli Scilabra e Patrizia Valenti, più gli ex Nino Bartolotta, Dario Cartabellotta ed Ester Bonafede.
Nell’inchiesta coordinata dal viceprocuratore Gianluca Albo anche Mariano Pisciotta, ragioniere generale della Regione. Nel mirino dei magistrati contabili ci sono le 74 assunzioni avallate da Ingroia a inizio anno: tutti ex dipendenti della Sisev, la società privata partner della Regione, che poi si è tirata fuori dalla gestione di Sicilia e-Servizi. Quelle assunzioni, come scrive il quotidiano Livesicilia.it, sarebbero state fatte “in violazione del divieto legale e amministrativo di assunzione, senza alcuna preventiva valutazione del fabbisogno del personale e senza alcuna preventiva pianificazione dell’attività di Sicilia e-Servizi, società in liquidazione”. In pratica l’ex pm Ingroia avallando quei nuovi contratti avrebbe violato il blocco delle assunzioni imposto dalla stessa Giunta regionale.
Tra i 74 assunti c’erano poi alcuni parenti di importanti boss mafiosi, come Marilena Bontate, figlia di Giovanni e nipote di Stefano, boss di Villagrazia assassinato nel 1988. Appena poche settimane fa lo stesso Ingroia aveva varato una commissione tecnica per valutare la reale preparazione dei dipendenti: alla fine in 16 erano stati licenziati, compresa la stessa figlia di Bontate. Per la Corte dei conti però, non contano il cognome o le parentele: secondo i giudici contabili tutte le 74 assunzioni hanno provocato danno erariale.
“Se non avessimo adottato la procedura che oggi ci viene contestata il blackout informatico della Regione sarebbe stato inevitabile, con conseguente rischio per servizi pubblici essenziali per la salute come 118 e servizi ospedalieri – ha spiegato Ingroia a ilfattoquotidiano.it – La cosa mi pare inquietante, anzi molto grave”, ha proseguito l’ex pm, che oltre ad essere liquidatore di Sicilia e-Servizi è stato nominato da Crocetta anche commissario della provincia di Trapani. La decisione di piazzare Ingroia al vertice della società informatica nasce nel luglio 2013, dopo che dalla Sicilia e-Servizi era arrivata alla Regione la richiesta di un finanziamento da due milioni di euro, in aggiunta ai 25 che già ogni anno Palazzo d’Orleans sborsava per la gestione del sistema informatico. Il motivo di quel surplus? Semplicemente i dati della Regione Sicilia erano finiti chissà perché in Val D’Aosta, e per recuperarli occorreva appunto un software del costo di un paio di milioni. Crocetta aveva quindi deciso di chiudere Sicilia e-Servizi, nominando Ingroia come commissario liquidatore. A dicembre però il governatore ci aveva ripensato, inserendo la società informatica tra quelle sopravvissute in finanziaria. Quattro mesi dopo, però, ecco arrivare la stangata della Corte dei conti.
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