Il governo di Kiev ha comunicato che non ripone speranze "illogiche" sulla trattativa, l'operazione militare proseguirà. I separatisti nell'est vogliono organizzare un referendum sull'autonomia il prossimo 11 maggio
A un giorno dall’accordo per limitare l’escalation di violenza, raggiunto nel vertice di Ginevra tra Russia, Ucraina, Usa e Unione europea, la tensione nel Paese resta alta. Nella notte l’esercito ucraino ha eliminato nella notte un posto di blocco creato dagli insorti filorussi nei pressi del villaggio di Serghiivka, a 17 chilometri da Kramatorsk, nella parte orientale dello Stato.
Il premier ad interim di Kiev Arseniy Yatsenyuk intervenendo in parlamento ha fatto sapere che il Governo non ripone speranze “illogiche” sull’accordo firmato ieri, annunciando anche che è stata redatta una bozza di legge che prevede l’amnistia per tutti coloro che deporranno le armi e lasceranno gli edifici occupati nell’est dell’Ucraina. L’operazione militare contro i filorussi però proseguirà. “Quanto durerà – ha detto la portavoce dell’Sbu Marina Ostapenko – dipende da quando i ‘terroristi’ lasceranno il nostro territorio”. In questo momento, ha precisato “l’operazione non è in una fase attiva” e “le forze sono concentrate in modo da garantire l’area di sicurezza attorno alle postazioni degli insorti armati”
Le milizie filorusse hanno annunciato che lasceranno gli edifici occupati nell’est dell’Ucraina solo se il governo “illegale” di Kiev si dimetterà. Le sedi governative sono state occupate in oltre 10 città dell’est del Paese. I separatisti non si sentono vincolati dall’accordo di Ginevra: “Non è stato firmato da loro”, affermano e continuano a voler organizzare un referendum sull’autonomia, il prossimo 11 maggio. Consultazione analoga a quella che precedette l’annessione della Crimea alla Russia.
Mosca intanto ha annunciato che non lascerà l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Lo ha affermato il presidente della commissione Affari internazionali della Duma, Alexiei Pushkov, citato dall’agenzia Interfax. Dopo aver ricordato durante una seduta della camera bassa del parlamento russo il Cremlino ha contribuito con 23 milioni di euro all’Assemblea, Pushkov ha sottolineato che abbandonando l’organismo di Strasburgo la Russia perderebbe “una possibilità per influenzare la politica internazionale e imboccherebbe la strada dell’auto-isolamento”. Il 10 aprile, l’assemblea del Consiglio d’Europa ha sanzionato la delegazione russa per le azioni di Mosca in Ucraina sospendendole fino a fine 2014 il diritto di voto, oltre a quello a prendere parte a tutti gli organi di decisione dell’assemblea e a partecipare alle missioni di osservazione fatte nei paesi membri per monitorare le elezioni. Una decisione contestata come faziosa da Mosca e a cui lo stesso Pushkov aveva reagito minacciando che la Russia avrebbe potuto decidere di lasciare definitivamente l’assemblea.