Bloccato dagli hacker il portale web di Asa, che gestisce il servizio idrico e l'erogazione del gas. Gli attivisti sono riusciti ad accedere al database generale dell'azienda: "Avremmo potuto causare un disastro". Nel mirino i rincari in bolletta che arriverebbero se l'impianto offshore fosse riconosciuto come "opera strategica"
Su uno sfondo in stile Matrix il fotomontaggio di un suggestivo tramonto livornese sfregiato da bidoni radioattivi e una grossa scritta rossa: “No rigassificatore“. E’ quanto si vede aprendo il sito web di Asa Spa, l’azienda di Livorno (60% soci pubblici, 40% Aga Spa) che gestisce il servizio idrico integrato e la distribuzione del gas. L’incursione informatica, denominata “Operation green rights”, viene rivendicata dagli attivisti di Anonymous e arriva a tre giorni di distanza da un primo blitz più soft. Lo spazio web era infatti già stato attaccato mercoledì 16, ma nel giro di poche ore il personale dell’azienda era riuscito a riportare tutto alla normalità. Il sito è di fatto fuori uso e bloccato sulla home page “violata”. “L’incursione odierna – riferiscono dall’Asa – è molto più invasiva rispetto a quella dei giorni scorsi. All’inizio della prossima settimana contatteremo i tecnici per risolvere nel più breve tempo possibile il problema: il livello di sicurezza sarà aumentato”. Gli hacker puntano il dito contro il rigassificatore della Olt (46,79% E.On e 46,79% Iren, più piccole quote di Olt Energy Toscana e Golar Lng), situato a 12 miglia dalla costa labronico – pisana. E ne chiedono “l’immediata” chiusura: “Ci uniamo di nuovo a tutti quelli che si sono battuti contro il progetto”. A regime l’impianto – connesso alla rete nazionale attraverso un gasdotto di 36 chilometri gestito da Snam – avrà una capacità di rigassificazione di 3,75 miliardi di metri cubi annui, pari al 4% del fabbisogno nazionale. L’opera, entrata in funzione lo scorso dicembre dopo 11 anni di aspre polemiche e iter burocratici, viene definita “mostro”. A quanto si capisce i pirati della rete sarebbero riusciti a entrare nel cuore del sito web Asa (società detenuta al 5% da Iren attraverso la controllata Aga) e a visionare e-mail e file manager contenenti bollette, contratti, dati catastali e molto altro. Sul sito di Anonymous Italia vengono pubblicate anche una decina di foto per documentare quanto sostenuto: “Durante l’incursione ai server di Asa – scrivono gli hacker – ci siamo trovati di fronte migliaia di dati di backup delle bollette di tutti i cittadini di Livorno e provincia, comprese quelle dei recuperi crediti”.
Gli attivisti sostengono che avrebbero potuto “creare un vero e proprio disastro cancellando il database e il relativo back-up dei dati”. Si sono però limitati alle minacce “per dimostrare come, volendo, sia possibile creare più danni a strutture non debitamente protette”. Nel mirino di Anonymous ci sono l‘impatto ambientale dell’operazione (si riferisce a questo l’hashtag dedicato al “Santuario dei cetacei morti” che campeggia sulla homepage del sito hackerato) ma soprattutto le conseguenze per le tasche dei cittadini. Il rigassificatore, costato intorno agli 850 milioni di euro, potrebbe essere riconosciuto come “opera strategica” e quindi beneficiare di contributi pubblici attraverso il cosiddetto “fattore di garanzia”, la misura che garantisce la copertura del 71,5% dei ricavi di riferimento per un periodo di 20 anni. Non mancheranno perciò le ripercussioni sulle bollette. All’inizio di aprile era stato lo stesso Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia e il gas, a dichiarare: “Le infrastrutture strategiche rispondono a un interesse generale: è giusto perciò che il loro costo sia in parte sostenuto anche nelle tariffe”. Una prospettiva che non piace affatto a Anomymous: “Asa, i rincari sulle bollette del “mostro” questa volta li pagate voi”.