COMUNI AL VOTO - Nella città di Pico ancora 200 famiglie sfollate. Ma sulle responsabilità post-sisma c'è chi se la prende con il sindaco ricandidato, chi con la burocrazia. Sfida a quattro per il Comune
Il centro storico di Mirandola è ancora un quartiere fantasma. Qualche cantiere qua e là, gli edifici per la maggior parte sono puntellati. Quasi tutte le strade, liberate dai detriti, sono aperte al passaggio, ma è raro incrociare qualcuno. La grande piazza Costituente è un deserto. Lì vicino, via Curtatone, una volta deliziosa meta dello shopping dei mirandolesi, non ha più un palazzo agibile: sulle vetrine ci sono ancora le réclame pubblicitarie risalenti al maggio 2012. Il mondo prima. Anche il secolare chioschetto dell’edicola ha chiuso e si è trasferito da un’altra parte. Come le scuole, come il municipio, che ora stanno in moderni prefabbricati fuori dal centro storico. “Il paese è morto”, spiega una signora, “e il problema è che ci stiamo abituando”. Ma non tutti sono così pessimisti: “Che cosa vogliamo di più? Qui il comune ha fatto il possibile: c’è troppa burocrazia e i soldi dallo Stato arrivano molto lentamente”, replicano altri.
Il paese sembra diviso a metà: chi si lamenta, chi si accontenta. Così, non è ben chiaro che cosa accadrà il prossimo 25 maggio: la meravigliosa cittadina nota per essere stata la patria del filosofo Pico andrà al voto per rinnovare sindaco e consiglio comunale a due anni esatti dalle scosse che il 20 e il 29 maggio 2012 l’hanno messa in ginocchio. Mirandola, coi suoi 25mila abitanti, è quella che ha pagato di più in termini di danni, ha avuto i suoi quattro morti e ancora oggi almeno 2.500 persone, il 10% della popolazione, restano fuori dalle proprie case.
Alle elezioni comunali del 2009 per la prima volta dal dopoguerra la sinistra era stata costretta al ballottaggio dal centrodestra. Vinse, ma per poco non ci scappava il colpaccio. Poi è arrivato il terremoto e l’amministrazione del sindaco Pd Maino Benatti ha dovuto rimboccarsi le maniche. E qui tutti su una cosa sono d’accordo: “Sulla gestione dell’emergenza dei primi mesi non si può che parlare bene”, ammette lo stesso Antonio Platis, candidato sindaco del centrodestra (Forza Italia, Ncd e altri, esclusa la Lega nord). Ma, secondo lui, la ricostruzione è andata troppo piano: “Quante aziende hanno avuto accesso ai fondi regionali? Chi è ripartito lo ha fatto di tasca propria”. Il candidato sindaco del Carroccio, Guglielmo Golinelli, è dello stesso parere: “Quando è stata ora di battere i pugni sul tavolo si è sentito un silenzio assordante da parte del Partito democratico. La burocrazia e la lentezza ne sono una dimostrazione. Chi è ripartito lo ha fatto coi propri soldi o con quelli dell’assicurazione”.
Contrariamente a quanto successe nel 2009, a Mirandola stavolta Lega nord e centrodestra andranno divisi al primo turno. E questo, in caso di ballottaggio, rischia di spianare la strada al Movimento 5 stelle, che a Mirandola ha come candidato Nunzio Tinchelli. Lui su come sia andata finora la ricostruzione non la pensa poi in maniera così diversa dagli altri sfidanti di Benatti: “La Regione si è inventata una serie di norme che ha reso quasi impossibile attingere ai finanziamenti”, spiega. Qualcuno, come Platis del centrodestra, lo dice apertamente: se al secondo turno si sfideranno centrosinistra e Tinchelli, l’appoggio sarà per il candidato delle liste di Beppe Grillo. Questo nonostante i tanti temi che dividono Forza Italia dal Movimento 5 stelle. Uno su tutti, quello della costruzione della autostrada Cispadana. Il Movimento 5 stelle non la vuole, Forza Italia sì: “A Mirandola ci sono le fabbriche del biomedicale, come possiamo non avere un’autostrada?”, spiega Platis. Tinchelli invece prima di essere candidato a 5 stelle è stato a capo del comitato che in tutta la Bassa modenese si oppone alla Grande opera sponsorizzata dalla Regione e dal Partito democratico.
“Il Movimento 5 stelle dice che l’autostrada Cispadana fa male? Allora chiudiamole tutte le autostrade”, replica il sindaco Maino Benatti, candidato a un secondo mandato alle prossime elezioni. “Loro parlano di una superstrada al posto della autostrada, ma chi la finanzia la superstrada che avrebbe comunque lo stesso impatto?”. Ma è sulla ricostruzione post terremoto che Benatti si infervora di più: “Una ricostruzione troppo lenta rispetto a cosa? Se avessimo parametri consolidati per cui si stabilisce che una cittadina con 25mila abitanti la ricostruisci in un anno, allora capirei. Ma tutti, anche i migliori, hanno sempre avuto bisogno di 8-10 anni per la ricostruzione. Noi abbiamo avuto le regole per la ricostruzione a marzo di un anno fa. La ricostruzione è una cosa fisica. Già sono stati messi a disposizione 48 milioni di euro per le case e altrettanti per gli impianti produttivi. Poi si può migliorare, ma è stato pur sempre un terremoto”.