Un programma su Mtv, “Generation cryo – fratelli per caso”, racconta le difficoltà degli adolescenti che non sanno da chi venga la metà del loro patrimonio genetico. Fa da contraltare alla nascita programmata, quella imprevista di chi però non vuole (o non può) tenersi il figlio. Di questo tratta “Partorirò tuo figlio”, un altro docu-reality, in onda su LeiTv che affronta invece la questione della gravidanza su commissione, molto frequente in America
Cade il divieto di fecondazione eterologa, i partiti politici in un attimo dicono la loro, intanto i medici non sanno come comportarsi, le coppie sterili pure, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin invoca a più non posso l’intervento del Parlamento, ma la tv ha già battuto sul tempo tutti, esperti e onorevoli, svuotando il sacco sulle conseguenze, assolutamente reali, che i figli nati con la donazione esterna dei gameti devono affrontare una volta cresciuti. Senza mettere in conto la storia dello scambio di embrioni al Pertini di Roma.
Non è un caso che a parlarne sia proprio Mtv, il canale dei teenager, attraverso un docu-reality intitolato “Generation cryo – fratelli per caso”, uscito per la prima volta negli Stati Uniti lo scorso novembre, dove è arrivato a mettere in discussione il ricorso alla fecondazione per conto terzi, e in Italia dal 28 marzo. A pochi giorni dalla sentenza della Corte Costituzionale è andato in onda il terzo episodio, neanche a farlo apposta. La serie, senza fare la morale, apre gli occhi sulle difficoltà che derivano dalla nascita con procedure di fecondazione eterologa nella ricerca di sé e nella relazione con il genitore non biologico. Lo scopo è fare riflettere il pubblico sulla base di casi reali.
“Non so da dove venga il 50 per cento del mio patrimonio genetico e questo mi fa sentire frustrata”: è la frase che si ripete nella testa la protagonista, Breeanna, 17 anni, e una consapevolezza che la spinge a cercare il suo donatore di seme, fino a quel momento ridotto a un semplice numero, il 1096. Breeanna è stata desiderata da una coppia lesbica: “Ho due madri – racconta – che dopo aver scelto il profilo di un donatore di sperma alto, atletico e intelligente, hanno fatto il tutto con la pompetta da sugo: che schifo!”. Quindi il primo problema potrebbe essere quello di volere risalire alla proprie origini, “sapere a chi assomiglia la metà di me”, un istinto per ognuno di noi (più o meno assecondato), come del resto accade spesso ai figli adottati.
Avere fratellastri e sorellastre mai incontrati è la seconda presa di coscienza della ragazzina. Dopo aver inserito il numero del donatore anonimo nel Registro dei donatori (Donor sibling registry), Breeanna scopre di avere 15 fratelli in giro per gli Stati Uniti che vuole contattare per conoscerli e coinvolgerli nella ricerca del vero padre biologico: “Mi sento parte di una famiglia allargata”. Altro effetto.
Il Donor sibling registry, un registro online attivo dal 2000 che serve a rintracciare tutti i figli nati dallo stesso donatore, finora ha creato 11.050 collegamenti e il caso più grande è stato quello di 175 fratelli. Un rischio da non trascurare è che fratelli che non sappiano di esserlo un giorno possano incontrarsi, magari innamorarsi e sposarsi. Certo, non tutti sono mossi dalla stessa intenzione di conoscere il donatore di sperma. Ognuno ha la sua storia: c’è chi ha paura di offendere il padre non biologico, chi non è interessato, chi non si è mai posto il problema. Ma c’è anche chi non manda giù la cosa: “Perché proprio io?”. “Non l’ho mai detto a nessuno a scuola, non volevo che i miei compagni mi prendessero in giro” confessa un altro dei 15 fratelli nel programma.
Anche per il genitore non biologico, finito l’entusiasmo iniziale, può vivere momenti di frustrazione. Alcuni preferiscono rivelare tutta la verità al figlio, altri non vorrebbero mai ammetterla per il timore di perdere il suo amore e il suo riconoscimento. Però c’è anche la madre single che dopo essere stata piantata dal suo uomo ha deciso di mettere al mondo un figlio scegliendo il donatore di sperma dopo aver consultato migliaia di profili: “Mi ero assicurata che fosse bello. Oggi mi piacerebbe vederlo, anzi spero che sia single…”. C’è pure la coppia che costringe il figlio all’età di otto anni a incontrare alcuni dei fratellastri per una grande festa insieme.
Fa da contraltare alla nascita programmata, quella imprevista di chi però non vuole (o non può) tenersi il figlio. Di questo tratta “Partorirò tuo figlio”, un altro docu-reality, in onda su Leitv dal 7 aprile, che affronta la questione della gravidanza su commissione, molto frequente in America: qui, ogni anno, 9 milioni di donne aspettano un figlio non desiderato (perché sono giovani o non hanno un compagno) e di queste 14mila decidono di darlo in adozione. In questo caso le futura mamma non biologica starà vicino a quella vera nelle ultime due settimane di gravidanza per familiarizzare. Il momento cruciale sarà il giorno del parto quando capita che la madre non riesca a staccarsi dal neonato e l’accordo di scambio salti. La tv è una finestra sul mondo. A ognuno le sue riflessioni.