A parole vogliono tutti bene a Federico Pizzarotti, ma l’idea che avrebbe potuto fare di più i vertici del Movimento 5 stelle non riescono proprio a togliersela dalla testa. E ora chiedono che a parlare siano gli attivisti. Ci ha pensato Gianroberto Casaleggio, nella lunga intervista al Fatto Quotidiano, a mettere in chiaro che i nervi con il sindaco di Parma, sono ancora scoperti: “Se io prendo l’impegno di chiudere un inceneritore o lo chiudo o vado a casa.”. Il primo cittadino ha risposto con una lunga riflessione pubblicata su Facebook, senza mai citare direttamente il cofondatore 5 stelle: “Un fallimento non vuol dire tradire un’ideale. Amministrare non è solo proporre la propria idea di politica, ma attuarla”. Un botta e risposta tra Parma e Genova e che coinvolge anche gli eletti a Roma. I parlamentari stanno a guardare, nella speranza che arrivi un chiarimento: “Non so davvero”, commenta Vito Crimi al fattoquotidiano.it, “che cosa sia meglio. Siamo ancora in una fase sperimentale del Movimento. Però forse Casaleggio e tutti noi ci aspettavamo un’azione del sindaco più incisiva, mentre Federico ha interpretato il suo mandato come quello di essere il rappresentante di tutti i cittadini. Perché non si presenta ai suoi elettori per chiedere di confermare il mandato? Sarebbe una bella occasione di confronto”.

Le verifiche dell’operato degli eletti avvengono periodicamente per i consiglieri regionali e comunali a 5 stelle in Italia. E a Parma, per non mettere in crisi l’amministrazione della città, si era pensato di farlo a metà mandato (quindi già nel prossimo autunno). L’ostacolo è sempre stato pratico: se un eletto in consiglio viene sfiduciato, subentra il primo dei non eletti, mentre se viene bocciato il sindaco, si deve tornare alle elezioni. A lasciare perplessi i vertici sono i metodi dell’amministrazione. Pizzarotti lavora in modo indipendente e piace su quella via Emilia da sempre capitale del dissenso. Se Grillo nell’intervista a Mentana diceva: “Povero Pizzarotti, ha fatto il possibile”, Casaleggio non riesce a dimenticare che da quelle parti il Movimento è nato, ma è anche andato in crisi prima di tutti. E i nomi degli epurati cominciano ad essere tanti: da Giovanni Favia, a Federica Salsi, finendo poi ad Adele Gambaro. Uscire dal Movimento? Il sindaco 5 Stelle continua a far sapere di non volersene andare, di voler evitare ogni rottura. Dice di sentire sulle spalle la responsabilità di essere uno dei primi attivisti e di volersi sentire libero di esprimere dubbi e perplessità. Ma gli ultimi attacchi, dal blog alle interviste, sono difficili da digerire.

“Amministrare”, ha scritto il sindaco su Facebook, “vuol dire calarsi nella politica reale, lavorare duramente affrontando i problemi, intraprendere con coraggio la strada che si ritiene migliore per la propria città, la più giusta e la più equa. E’ affrontare problemi reali, a volte, vuol dire anche non vincere alcune battaglie. Vero. Ma questo non vuol dire tradire un ideale”. Pizzarotti parla delle difficili condizioni in cui si trovava Parma al suo arrivo: “Una città che aveva 870 milioni di debito che, in meno di due anni, è stato ridotto di quasi la metà. Amministrare non è solo proporre la propria idea di politica: è attuare quell’idea. Un’idea che deve essere il più possibile compatibile con la realtà. Amministrare vuol dire rappresentare tutti i cittadini, essere l’istituzione di chi ti ha votato e di chi non ti ha votato, vuol dire non essere il sindaco di una parte, ma essere il sindaco di tutti”. Questo, dice Pizzarotti, è governare secondo i principi a 5 Stelle: “Questo è amministrare con umiltà, serietà e coraggio, sapendo che solo con l’esempio si possono coinvolgere veramente le persone. Ma fintanto che non si governa tutte queste cose non si possono capire, senza viverle ogni giorno sulla propria pelle non si capiranno mai. Parma merita rispetto, i parmigiani meritano rispetto”. Un post, quello di Pizzarotti, scritto su Facebook e per il quale è arrivato il “mi piace” di due deputati grillini, Cristian Iannuzzi e Mara Mucci, del consigliere comunale di Ravenna Pietro Vandini e della senatrice espulsa Monica Casaletto.

Botte e risposte attraverso la rete o i giornali. In attesa di un chiarimento ufficiale, che Pizzarotti dice di aver avuto con Grillo, ma mai con il cofondatore Casaleggio. “Credo che si risolverà tutto così”, commenta al fattoquotidiano.it Vito Crimi, “hanno solo espresso entrambi le loro visioni. Adesso Federico potrebbe esporsi alla verifica del suo mandato. E’ una pratica che fanno ogni sei mesi i consiglieri regionali in Emilia Romagna, ma anche Mattia Calise, consigliere comunale in Lombardia. Perché non potrebbe farlo anche lui? Sarebbe un gesto di confronto e permetterebbe il dialogo. E’ un momento importante per il Movimento e gli eletti ne escono sempre più arricchiti”. Secondo il senatore Crimi, a non convincere Casaleggio sarebbero i metodi “poco incisivi” di Pizzarotti: “Io apprezzo molto l’operato di Federico. Solo ha interpretato il suo mandato come quello di essere il sindaco di tutti. Forse però quando l’inceneritore è partito avrebbe dovuto fare un’azione forte. Siamo entrati nelle istituzioni con un’ottica di rivoluzione. Non siamo venuti a sostituirci agli altri perché siamo più bravi, ma per rompere un loop di compromessi e meccanismi che rappresentano il passato. Penso ai nostri ultimi interventi in Senato contro l’approvazione del ddl sul voto di scambio: ci sono momenti in cui è importante alzare i toni”. E se invece a preoccupare Casaleggio fosse l’atteggiamento di Pizzarotti da leader? “Il problema non sono i leader nel Movimento, ma chi si atteggia come tale. Ora siamo oggetto di grande visibilità e se commentiamo aspetti che vanno oltre le nostre funzioni, allora facciamo la parte di quella classe dirigente che abbiamo cercato di combattere”. Una posizione condivisa anche dal senatore Nicola Morra: “Spero che ci sia presto un chiarimento tra i due”, dice al fatto.it, “il Movimento non ha bisogno di cognomi di cui parlano tutti. Siamo portavoce. Grillo e Casaleggio sono l’eccezione perché sono i nostri garanti. Così come noi fin dall’inzio abbiamo accettato che fossero”.

Da Roma chiedono che Pizzarotti si confronti con la base, ma lungo la via Emilia potrebbero essere in molti a pensarla come il sindaco di Parma. La corrente dissidente, Giovanni Favia in prima linea, chiede da tempo che il primo cittadino si esponga per guidare quelli che loro ritengono “i pensanti” e in regione sono tanti i silenzi di solidarietà. “La polemica”, commenta Maria Mussini, senatrice di Reggio Emilia, dimissionaria e poi espulsa dai 5 stelle, “sull’inceneritore è secondo me solo un pretesto: Pizzarotti dà fastidio perché è bravo e ha consenso, perché lui e i suoi sono capaci e hanno ottenuto risultati concreti. Il problema dell’impianto di smaltimento rifiuti è molto più complesso. Rientra in un piano rifiuti nazionale e il sindaco ha fatto il possibile. Fare slogan è facile, ma la politica reale è un’altra cosa”.

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