Due anni senza social network per tentare un record assoluto. Il 22 aprile 2013 l’agenzia di stampa Adn Kronos annunciò la mia intenzione di iniziare un digiuno social, chiudendo i miei profili su Facebook, Twitter, Google+, Linkedin, Viadeo, e infine rimanere sei mesi senza social network. I sei mesi trascorsi sono poi diventati un anno, proprio oggi, e mi appresto a continuare il digiuno digitale, per arrivare a due anni, che si concluderanno il 22 aprile 2015. Finora nessuno è stato così tanto tempo lontano dai social network per scelta dichiarata. Ci ha provato il blogger Luca Conti, che è rimasto senza social network per due settimane, e poi – pochi mesi fa – ha annunciato la disattivazione del suo account su Facebook, per ritornare quando vorrà. Il giornalista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, mio collega all’epoca de La Voce di Montanelli, ha tentato qualche tempo fa un digiuno digitale di una settimana.
La notizia del mio record attuale esce in esclusiva sul Fatto Quotidiano. Quando raggiungerò i due anni racconterò la mia esperienza in un libro, per dimostrare che è possibile vivere senza social network e recuperare il valore della relazione umana. Uno degli impegni da quando sono presidente di Netdipendenza Onlus – la prima organizzazione no profit che si occupa di prevenzione dalle videodipendenze – è girare il “timone” sull’individuo, poiché stiamo virando troppo sulle macchine. Siamo iperconessi. Gli schermi sono ovunque. E i social network sono la nuova ipnosi. Le persone si perdono nei social, trascorrendo gran parte del loro tempo in una solitudine asociale. Il problema coinvolge molto i ragazzi, ma anche gli adulti che – anche per motivi di lavoro – cadono nell’uso della nuova droga digitale. Quando sono in treno, o nella metropolitana, osservo spesso le tante teste chinate su smartphone e tablet. E se mi avvicino per osservare meglio, noto che la maggior parte di loro naviga su Facebook .
I social network posso creare dipendenza psichica. Di recente uno studio realizzato da IMR Ricerche con metodo cawi (computer-assisted web interviewing), ha rilevato che il 38% degli intervistati ammette di esagerare nell’uso dei social, il 6% ne riconosce la dipendenza e gli riconosce un potere ipnotico. Un’altra ricerca condotta dall’Università del North Carolina rivela che quando riceviamo un “like” (mi piace) l’organismo rilascia una piccola scarica di dopamina. Un altro studio rivela invece che gli italiani sono i più connessi a Facebook e Twitter, con 2 al giorno, superando tutti gli altri paesi europei. La social network dipendenza è chiamata anche F.O.M.O (Fear of Missing Out), cioè la paura di perdersi qualcosa della vita, ed è considerata una sottocategoria della Internet Addiction Disorder (IAD), inclusa in via preliminare nel Manuale mondiale delle malattie mentali (DSM V). Tra i sintomi: depressione, ansia, ipertensione, psicosi, alterazioni comportamentali, attacchi di panico.
I social network contribuiscono al grande incantesimo degli schermi. I computer sono diventati i nostri idoli. Le nostre divinità. Ma non siamo macchine. Abbiamo un cuore. Una luce interiore. Siamo connessi a un’energia ben più grande, che permette la vita su questa pianeta. Proverò, con il mio esperimento, a ricordare che è bello anche alzare gli occhi e guardare il cielo stellato da cui – mi piace pensare – noi tutti proveniamo.
E tu, quando tempo passi con i social network?