Il senatore, in una lettera al quotidiano La Stampa, invita Berlusconi a dire “chiaramente che se Renzi farà delle cose giuste lo sosterrà". Ed esalta la sinistra del presidente del Consiglio che "è più simile alla sinistra liberal americana di Obama e al nuovo labour party di Blair”. Schifani: "Il ragionamento di Bondi testimonia il fallimento di Fi"
Forza Italia senza “strategia per il futuro”, centrodestra diviso e in cerca di identità dove tutto è “affidato più ancora che nel passato al carisma di Berlusconi”. Il senatore Sandro Bondi, fedelissimo dell’ex Cavaliere a cui ha dedicato anche poesie e versi, decreta il fallimento del suo partito e sceglie di intraprendere un’altra via. O meglio, di cambiare verso. Perché chiede ai suoi di sostenere il presidente del Consiglio Matteo Renzi. L’ex ministro della Cultura ed ex coordinatore del Pdl, in un intervento su La Stampa, invita Berlusconi a dire “chiaramente che se Renzi farà delle cose giuste lo sosterrà e che lo criticherà o lo avverserà con fermezza solo se non manterrà fede alle sue promesse di cambiamento e di modernizzazione dell’Italia”. Secondo Bondi, il premier “rappresenta senza dubbio la prima vera cesura nella sinistra italiana rispetto alla sua tradizione comunista. Anzi, la sinistra di Renzi si colloca oltre la tradizionale socialdemocrazia europea, ed è più simile alla sinistra liberal americana di Obama e al nuovo labour party di Blair”.
Bondi, entrato in Forza Italia negli anni ’90 dopo essere stato sindaco di Fivizzano (Massa e Carrara) per Rifondazione comunista, ricorda che “un’autentica rivoluzione liberale Berlusconi non ha potuto farla perché i suoi principali alleati, da Fini a Casini, da La Russa a Bossi erano tutto fuorché liberali”. E prosegue esaltando quelle che ritiene le qualità del segretario del Pd. “La forza di Renzi – prosegue sul quotidiano torinese – nasce in fondo dal fatto di proporsi di realizzare quel cambiamento e quella modernizzazione che il centrodestra non può dichiarare di aver realizzato pienamente. Per queste ragioni il centrodestra dovrà scegliere, soprattutto dopo l’esito delle elezioni europee, quale tipo di opposizione condurre al governo Renzi: contrastare il suo impeto riformatore e modernizzatore oppure incalzarlo e sostenerlo in un’opera di cambiamento dal cui fallimento nessuno beneficerebbe”. Bondi, che aveva definito Angelino Alfano “il migliore di tutti noi” quando l’ex Cavaliere lo aveva nominato segretario, cita anche il politologo Piero Ignazi che in un suo libro dal titolo ‘Vent’anni dopo. La parabola del berlusconismo‘ sostiene che il berlusconismo terminerebbe sotto il segno di tre fallimenti: la costituzione di un grande partito liberal-conservatore; la modernizzazione del Paese e la rivoluzione liberale.
Bondi, senatore e coordinatore nazionale del Popolo della Libertà e di Forza Italia, ha iniziato la sua carriera politica come militante della Federazione Giovanile Comunista Italiana e sindaco di Fivizzano per il Partito Comunista Italiano. Il suo ingresso in Fi risale agli anni ’90 e per il partito di Berlusconi ha ricoperto l’incarico di coordinatore nazionale dal 2005 al 2008. Dal 2008 al 2011 Bondi, che è laureato in filosofia e ha scritto libri di poesia, ha ottenuto la carica di ministro dei Beni e delle Attività Culturali. Poi, con la fondazione del Pdl, è diventato uno dei tre coordinatori nazionali, incarico da cui ha presentato le dimissioni, sempre respinte, il 30 maggio 2011 e il 23 maggio 2012, a seguito delle elezioni amministrative. Con lo scioglimento del Pdl nel novembre del 2013 ha aderito a Fi ed è membro del Comitato di presidenza. Ma già a metà aprile, come aveva riportato Mattia Feltri su La Stampa, aveva inviato una lettera di dimissioni da amministratore nazionale di Forza Italia. All’origine della decisione l’assenza delle competenze manageriali necessarie per svolgere quel ruolo – che Bondi aveva detto di non possedere. Ma fonti vicine al politico spiegavano che a determinare la scelta fossero stati l’allontanamento della storica segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, e l’influenza sempre più rilevante del “cerchio magico” intorno al Cavaliere.
L’addio di Bondi, oltretutto, ha scatenato tutta una serie di reazioni. Una su tutte: quella di Renato Schifani. “Il lucido ragionamento svolto da Sandro Bondi nella lettera inviata a La Stampa conferma la profonda confusione politica che attraversa Forza Italia, ma quello che è più stupefacente è la serenità con cui egli involontariamente dichiara l’implicito fallimento politico del suo partito” ha detto il presidente di Ncd, secondo cui “dopo aver diviso traumaticamente il PdL, Forza Italia oscilla ormai tra l’estremismo più velleitario e il sostegno al progetto di Matteo Renzi, che, se certamente rappresenta una novità perché cerca di rompere con i residui del postcomunismo, permane, tuttavia, nell’ambito di uno schieramento alternativo a quello dei moderati che afferiscono al PPE”. A sentire l’ex presidente del Senato, insomma, “la riflessione di Bondi conferma la correttezza della linea politica del Nuovo centrodestra, che oggi ha, con il suo leader Angelino Alfano, il compito di ricostruire l’area dei moderati”.